Fatma Ruffini, la signora della tv

Fatma Ruffini, 73enne originaria di Vetto, racconta in un libro la sua vita con Berlusconi

SUCCESSO Fatma Ruffini, autrice televisiva, nata a Vetto d’Enza  il 7 giugno 1943; è laureata  in Lettere Moderne  alla Statale  di Milano

SUCCESSO Fatma Ruffini, autrice televisiva, nata a Vetto d’Enza il 7 giugno 1943; è laureata in Lettere Moderne alla Statale di Milano

Reggio Emilia, 3 ottobre 2016 - Tutti noi abbiamo visto almeno un programma che porta la sua firma. Perché ci sono le signore della tv, che guardiamo sul piccolo schermo, e c’è lei, una bionda Lady di ferro dietro le quinte, che produce successi uno in fila all’altro: Fatma Ruffini. Un nome, una garanzia. Scherzi a parte (il più longevo, ultima edizione a gennaio 2015), Casa Vianello, Stranamore, Ok il prezzo è giusto!, Il gioco delle coppie e Karaoke, solo per dire i più famosi, popolarissimi negli anni ’80 e ’90, sono stati ideati da lei; che, in pochissimi lo sanno, ma è originaria delle nostri parti e ne va molto fiera. Ora in libreria con ‘La signora di Mediaset. La mia vita con Berlusconi e i divi della Tv’ (Mondadori Electa), l’autrice di centinaia di trasmissioni di successo racconta che cosa ama della sua terra e le tappe fondamentali di una carriera eccezionale.

Signora Ruffini, lei è reggiana. Che posto occupa nel suo cuore?

«In realtà io sono nata a Vetto d’Enza, su colline meravigliose. È vero, le toscane sono splendide, ma sarà che vengo da lì, per me questi posti non hanno nulla da invidiare. Nacqui proprio in quella vallata, dove sono rimasta fino al compimento dei miei 10 anni. Era tutto un giocare nella campagna, arrampicarsi sugli alberi. Fra i miei coetanei ero già la capobanda. Il legame con la terra è rimasto sempre forte. Ho smesso di andarci quando sono morti i miei genitori, ma è un posto che amo molto».

Che tipo di televisione guardava, da bambina?

«Quando ero piccola non mi curavo della tv, mi arrampicavo sugli alberi e basta».

Oggi, che cosa la fa esclamare: ‘Sono proprio soddisfatta di ciò che ho realizzato!’. E com’ è riuscita a capire i gusti del pubblico e farlo affezionare?

«La fatica di fare un programma, che poi vada bene o vada male, è la stessa. In questo senso, per me, non c’è differenza fra un prodotto che ha successo e uno che non piace. Scherzi a parte è durato più di vent’anni. Ha incontrato semplicemente il consenso del pubblico più a lungo. Se ci fosse la formula magica per azzeccare una trasmissione, io sarei tutta coperta d’oro. Però esiste un’intuizione del momento, ciò che noi percepiamo dai gusti del pubblico, dalle cose che vediamo. Per fare un programma bisogna dal nulla creare uno spettacolo che piaccia a milioni di persone. Ed è una cosa molto difficile».

Parliamo del suo datore di lavoro, Silvio Berlusconi. Che persona è con lei, a livello umano e professionale?

«Berlusconi ha coinciso con un momento professionale molto importante della mia vita perché l’ha cambiata. Mi ha insegnato lui a fare la tv, formandomi dal punto di vista del piccolo schermo. Umanamente è una persona straordinaria, buona e generosa, che si ricorda degli altri e non cambia col tempo. Nutro affetto e ammirazione smisurati per lui».

Nel suo libro rivela episodi inediti e sorprendenti, fra cui la reazione di Carlo Rossella a uno scherzo, l’avarizia di Lucio Battisti, Ambra che non avrebbe proseguito la sua carriera tv e un programma studiato con Fiorello, ‘molto crudele’, che non funzionò. Uno o due aneddoti indimenticabili, che l’hanno fatta ridere o piangere?

«Sa che per scrivere quel libro, la cosa più difficile è stata mettere in fila i ricordi? Perché non ti vengono mai in mente quando te lo chiedono».

A proposito di crudeltà, prendiamo i talent, oggi. Che opinione ha di questi programmi?

«La società si è evoluta e quindi i talent rappresentano un cambiamento nei gusti del pubblico. La società stessa ha superato un vecchio modo di pensare e vedere, evidentemente sorpassato».

Di che cosa ha bisogno il pubblico oggi?

«Il pubblico è una massa eterogenea e non prevedibile, i cui interessi si modificano, da un determinato periodo storico all’altro. E a proposito di questa realtà che viviamo oggi, cruda, pensierosa, fatta di attentati, terrorismo, e del problema migranti, i telespettatori hanno sempre più bisogno di sentirsi raccontare storie. Il tutto senza rinunciare mai alla qualità, che grazie alla tecnologia attuale può elevare la tv a gradi altissimi. Pensiamo all’esempio più eclatante in questo senso, la serialità in tv, che ha raggiunto un livello cinematografico. Dico un titolo, House of Cards, prodotto costosissimo che noi in Italia non potremmo mai permetterci, eppure storia, attori, scenografie, regia sono di un’eccellenza, io trovo, straordinaria».

La tv cambia continuamente. E sono sorti canali all news 24...

«Avviene tutto in tempo reale e in quello stesso momento viene riportato. I canali all news sono un tentativo di soddisfare questa esigenza di conoscenza, ma anche di poter approfondire determinati argomenti. Perciò non si limitano a dare la notizia, anche se a mio avviso si crea un eccesso di informazione, per cui molte reti finiscono con il sovrapporsi, assomigliandosi. Oggi, per la condivisione di pensieri e fatti abbiamo i social e i social media, e siamo perennemente connessi con tablet e smartphone».

Ritiene questi strumenti in grado di integrarsi con la tv oppure no?

«Vedo una dicotomia, fra la tv che attira molte persone adulte, mentre i ragazzi latitano, preferendo queste nuove piattaforme digitali. Questo però non significa che i due medium non riescano a integrarsi. Il futuro del tubo catodico, la sfida della tv è di adattarsi il più presto possibile a questi nuovi strumenti di informazione, comunicazione e intrattenimento».