Reggio Emilia, 12 gennaio 2017 - «Diciamo che è come se avessi avuto un lungo infortunio di 6 mesi…Alla testa!».
Dopo tanti ragionamenti sul perché del suo «ritiro e ritorno», è lo stesso Rimantas Kaukenas, 40 anni il prossimo 11 aprile, a chiudere la questione con una battuta e a rilanciare la sfida, interrotta un po’ inaspettatamente la scorsa estate.
Perché è tornato sui suoi passi?
«Mi mancava la pelle d’oca, le emozioni, il lavoro quotidiano in palestra, i tifosi e lo spogliatoio. Insomma mi mancava tutto: dalle sensazioni positive e quelle negative. Ho ancora il fuoco dentro…».
Quando ha capito che aveva voglia di tornare a giocare?
«Circa due mesi fa, quando ho sentito che la spalla che mi faceva male era a posto. Lì ho cominciato ad avere dei dubbi e a chiedermi perché mi allenassi ancora».
Perché proprio Reggio? Aveva avuto altre offerte?
«Sì, ci sono state tre o quattro squadre che hanno chiesto informazioni al mio procuratore, fra cui una italiana che non voglio dire (probabilmente Cantù, quando in panchina c’era Kurtinaitis, ndr), ma a Reggio mi sento come a casa: non ho mai avuto dubbi».
La seguiranno anche sua moglie e le sue tre figlie?
«Per il momento no perché traslocare a metà anno non è mai semplice, le ragazze vanno a scuola…Vediamo cosa succede a fine stagione».
Ma cosa faceva durante il giorno Kaukenas senza il basket? Non riusciamo ad immaginarlo.
«Il primo periodo ero sempre impegnato: un po’ il trasloco (dall’Italia alla Svezia dove vive con la famiglia, ndr) poi sono andato un po’ fuori ritmo…Ho lavorato tanto per la mia fondazione benefica (RKaukenas Charity Group) e quello mi aiutava a tenere pulita la testa, mi tranquillizzava».
Quanto ha pesato la delusione delle due finali scudetto perse sul ritiro?
«Ero molto rammaricato, perché se i nostri lunghi e in particolare Vova (Veremeenko, ndr) fosse stato bene, secondo me potevamo vincere… Battere Avellino senza di lui era già stata un’impresa».
Cambiamo prospettiva: quanto ha pesato la voglia di rivincita? Vuole finire un lavoro lasciato in sospeso?
«Consideratemi un rookie, un esordiente. Sono qui per dare una mano, non per aggiustare qualcosa o stravolgerlo. La squadra ha già la sua strada e io devo solo seguirla poi vedremo dove si potrà arrivare».
C’è chi sostiene che il suo ritorno sia il preludio ad un incarico di altro livello in società, in panchina o dietro la scrivania.
«Fino a quando sono un giocatore voglio essere solo focalizzato su quello che faccio in campo e credetemi: sarà così! Notti insonni perché ho sbagliato un tiro o a chiedermi dove posso migliorare, altrimenti non sarebbe giusto per me e per chi mi sta attorno».
Fino a quando giocherà Kaukenas?
«Ho pensato a quanto ho ancora da dare, non a quando smetterò… Vediamo come va la stagione e ho chiesto a tutti di essere onesti: è meglio quando qualcuno mi dice la verità, non sono un bambino che si mette a piangere se gli dici le cose».
Primo obiettivo: Final 8 di Coppa Italia, sente già il profumo della sfida?
«Datemi il tempo di imparare gli schemi, di rimettermi in ritmo poi penseremo passo dopo passo a cosa c’è da fare».
Milano sembra ancora una volta la più attrezzata per lo scudetto anche se l’Eurolega gli sta portando via energie.
«Giocare tre partite a settimana è pesante, puoi avere anche tanti giocatori, ma il problema diventa gestirli e un sistema non può andare bene a tutti. E’ ancora presto per fare considerazioni».