Adottata da piccola, incontra la famiglia dopo 33 anni. Guarda le foto

La storia di Yamilet Piccioni, in viaggio da Riccione al Cile LE FOTO

Robert (Ariel) Leedom e Yamilet Piccioni

Robert (Ariel) Leedom e Yamilet Piccioni

Rimini, 27 novembre 2015 - A distanza di 33 anni ha riabbracciato la sua famiglia di origine in Cile. GUARDA LE FOTO

E’ avvenuto dopo avere ritrovato casualmente su internet un fratello del quale ignorava l’esistenza: Robert (Ariel) Leedom (35 anni), che insegna e vive a Des Moines, capitale dell’Iowa negli Stati Uniti. Protagonista di questa storia, degna del libro Cuore, è Yamilet Piccioni (37 anni), psicologa, originaria di Santiago, ma residente a Riccione dov’è stata adottata a nove anni. Il destino dopo tanto tempo ha voluto che ritornasse Oltreoceano, nei luoghi dell’infanzia, dove ha trascorso dieci giorni con i suoi cari tra ricordi, commozione e lacrime.

Di ritorno in Romagna, dove a inizio mese era venuto a prenderla il fratello minore ritrovato in rete, la Piccioni, racconta il suo viaggio e la sua storia. Da piccolissima, separata dai genitori che si trovavano in difficoltà, dopo essere vissuta alcuni anni in un istituto militare retto dalla Polizia boliviana, è stata adottata da Bruno Piccioni, albergatore, e da sua moglie, Adriana Gallo, insegnante. E’così cresciuta con il loro amore e le loro cure. Nessun contatto con la famiglia d’origine, della quale non voleva sentire parlare, finché Marco, il fratello acquisito, ha insistito affinché creasse un suo profilo Facebook. «Navigando, ho tentato un contatto con mia sorella Brenda, che però non avendomi riconosciuta per via del mio nome fittizio - racconta Yamilet -, non ha corrisposto l’amicizia. Poi mi sono imbattuta in Ariel, presente sul social network con il suo cognome originario. Abbiamo cominciato a chattare, raccontando la nostra vita , finché ha intuito che eravamo fratelli. Anche lui, a differenza degli altri fratelli maggiori, era stato affidato a un istituto per essere adottato!». Superato il momento di grande emozione, non restava che riabbracciarsi. Ma un viaggio di 8.000 chilometri non è sempre all’altezza del portafoglio. Il «miracolo» del ricongiungimento è avvenuto grazie alla tv internazionale Discovery Channel, che trasmetterà questa storia in una trasmissione dedicata alle persone ritrovate. L’emittente ha pagato il viaggio del fratello a Riccione, dove all’Hotel Atlantic giorni fa si è tenuta una grande festa con l’esibizione del Coro lirico «Perla Verde», sia il biglietto di andata e ritorno per il Cile a Yamilet. E se il primo incontro in riviera era già stato emozionante, l’abbraccio con la madre ignara del suo arrivo, il papà malato e i fratelli Mary, Celinda, Brenda e Arturo Munoz Silvera per Yamilet è stato più che commovente, mancava solo Christian scomparso di recente.

«Per il mio arrivo in Cile hanno organizzato una grande festa con la musica fino alle 7 del mattino _ racconta la Piccioni _. Mia madre non sapeva del mio arrivo, quando mi ha vista è impallidita, ha sbarrato gli occhi, poi è scoppiata in lacrime e si è stretta a me in un forte abbraccio. Ho ritrovato anche la mia balia, ho visitato i luoghi dell’infanzia, l’istituto militare Aurora, per fortuna ora trasformato in scuola elementare. Ho recuperato dei ricordi e le mie radici anche attraverso alcuni aneddoti. Mi hanno raccontato pure i particolari della mia nascita. Mia madre era al buio, senza elettricità e senza acqua. A tagliare il cordone ombelicale è stata nonna Mercedes, che ha pensato bene di lavarmi in una tinozza piena d’acqua, dopo avere tolto i fagioli in ammollo da cucinare il giorno dopo».