Benji & Fede, dal trionfo negli Mtv al palco di Cattolica

Sabato sera all'Arena Regina. Benji & Fede: “La rete ci ha incoronati come star, siamo 'amici' di tutti i nostri fan"

Benji & Fede, a Cattolica il 25 giugno e a Ferrara il 7 luglio (Olycom)

Benji & Fede, a Cattolica il 25 giugno e a Ferrara il 7 luglio (Olycom)

Rimini, 24 giugno 2016 - Pur vivendo entrambi a Modena – che, oggettivamente, non è New York – si sono conosciuti su Facebook, hanno lavorato a distanza grazie alle possibilità offerte da Skype, Dropbox e cose simili, e tecnicamente, almeno in parte, hanno sfondato grazie a Youtube. Un progetto come quello di Benji & Fede – che, nell’ambito del tour estivo, saranno all’Arena Regina di Cattolica domani alle 21 e in Piazza Castello a Ferrara il 7 luglio - anche solo negli anni ’90, sarebbe stato non solo impossibile ma addirittura impensabile.

E invece, quelli che erano due amici (nel senso più social del termine) sono diventati il simbolo di una nuova era in cui, per essere al posto giusto nel momento giusto, non bisogna nemmeno uscire dalla cameretta. Eppure, il segreto – come conferma Federico Rossi, (quello che canta) – è più semplice di quanto si pensi: basta rimuovere i filtri. 

Nel 2015, ‘20.05’ – il vostro primo album – è andato direttamente al numero 1. Nel 2016, il vostro libro è stato in testa alle classifiche per 2 settimane. Giorni fa, avete dominato gli Mtv Awards. Avete mai pensato che, se foste nati solo pochi anni prima, forse niente di tutto questo sarebbe accaduto?  «Certo. È innegabile che il web e i social siano stati e continuino a essere fondamentali per il nostro percorso. Senza, non sarebbe stato possibile cominciare. E, anche adesso, rimangono uno strumento indispensabile per informare chi ci segue su quello che facciamo, anche rispetto alla nostra vita privata. È evidente che, solo pochi anni fa, le cose sarebbero andate diversamente». È tutto e solo merito della rete?  «È soprattutto il rapporto che abbiamo instaurato con le persone che ci seguono. È qualcosa di familiare, molto vicino a un’amicizia. Chi ci supporta, lo fa con un affetto che è o almeno appare totalmente sincero. E credo che la chiave stia nell’approccio privo di filtri verso un pubblico che sa tutto di noi. Dopo l’uscita del libro, le persone ci conoscono meglio di quanto non ci conosciamo noi stessi». Può essere, però, anche un’arma a doppio taglio… «Infatti, quando qualcosa che facciamo non va troppo a genio ai nostri fan, loro ce lo fanno notare. D’altra parte, è questo che si fa anche con gli amici». Il singolo ‘Eres Mia’, in collaborazione col teen idol spagnolo Xriz, vi ha messo a confronto con nuove sonorità. È questa la direzione del successore di ‘20.05’? «Direi di no. Questo tipo di sonorità latina, vicina al reggaeton, era qualcosa di mai sperimentato prima da noi. A me piace molto cantare in spagnolo e ci è stata data questa possibilità, che credo abbia dato vita a un bel connubio di stili, che era nuovo per tutti. Però quei territori non ci appartengono». Salire come ospiti sul palco di Sanremo ha alimentato il vostro sogno di calcarlo da concorrenti?  «Sicuramente. Anche perché l’anno prima ci avevano scartato tra le nuove proposte e siamo tornati a distanza di pochi mesi nel ruolo di ospiti. Una bella soddisfazione. Diciamo che la voglia c’è ma non è una priorità. Se viene, bene. Ma non ci pensiamo». Il titolo del primo disco ha immortalato un momento fondamentale per la vostra carriera: quello dell’attimo in cui vi siete presentati su Facebook. Se adesso doveste sceglierne un altro, sullo stesso stile, per il secondo? «Bella domanda. È difficile, perché quel titolo è stato in un certo senso geniale, in grado di rappresentare tante cose, in tutto e per tutto, con poche cifre. Trovare qualcosa di altrettanto emblematico potrebbe essere un problema. Dovesse venirmi in mente, glielo farò sapere». Ma forse lo imparerà ancora prima la rete.