Rimini, idraulico ucciso dall'acido. Spunta la pista del suicidio

Gli investigatori sospettano un gesto disperato dell’idraulico

Stefano Amadori, 54 anni, idraulico di San Clemente

Stefano Amadori, 54 anni, idraulico di San Clemente

Rimini, 29 aprile 2017 - E’ l'ipotesi del suicidio quella più accreditata dagli investigatori che stanno cercando di risolvere il ‘giallo’ della bottiglia di aranciata. Una possibilità che la famiglia di Stefano Amadori continua però a escludere, non trovando alcuna ragione perchè l’uomo avrebbe dovuto togliersi la vita.

Il reato ipotizzato dalla Procura è quello di avvelenamento di sostanze alimentari, un capo di imputazione provvisorio a carico di ignoti. Non potendo escludere nulla, una delle possibilità prese in considerazioni dagli inquirenti era infatti quella che la bottiglia potesse essere arrivata in casa Amadori già edulcorata. Di qui il sequestro dell’intero lotto e dei controlli approfonditi dei Nas sull’impianto di imbottigliamento. Ma nelle altre bottiglie della partita, su cui sono stati fatti controlli a campione, non è saltato fuori nulla, così come nell’azienda. Il sospetto del sabotaggio industriale si è fatto quindi sempre più debole, e agli investigatori non restano ora che due possibilità. La prima è quella di un fatto accidentale, vale a dire che in quella bottiglia di aranciata quello che si sa essere ora acido muriatico ci sia capitato per sbaglio. Ma fin dall’inizio, questa possibilità era molto debole. La bottiglia di aranciata non era in casa da mesi, ma era stata acquistata al supermercato soltanto il giorno prima. Come era quindi possibile che qualcuno l’avesse bevuta e poi riempita di acido muriatico per poi dimenticarsene in un così breve lasso di tempo? Senza contare che in famiglia sono sempre stati molto attenti a evitare che quel genere di sostanze fosse a portata di mano.

L’autopsia ha accertato che Amadori ha ingoiato una grossa quantità di liquido, nonostante sia un acido potentissimo che dà subito terribili bruciori in bocca, rimasta infatti ustionata. E se le altre due ipotesi perdono consistenza, le conclusioni dell’esame autoptico sembrano andare nella direzione del gesto volontario. Il suicidio appare quindi ora più probabile rispetto a qualche giorno fa. I militari hanno ricostruito quei minuti cruciali quando Amadori ha chiamato il 118 perchè stava malissimo. Le prime parole pronunciate dall’uomo sarebbero state «Ho bevuto dell’acido», facendo riferimento a un’aranciata. E alla domanda dell’operatore del 118 se la bottiglia fosse stata sigillata, lui avrebbe risposto di sì, e che era stata lui ad aprirla. Quella bottiglia è stata controllata in lungo e in largo e messa dagli esperti sotto la lente di ingrandimento. Il risultato è che non è stato trovato nessun foro, nessun segno di siringa, l’unico modo in cui qualcuno avrebbe potuto introdurre il veleno. Di qui il suicidio come pista più accredita dagli inquirenti, ma parlare di soluzione del ‘giallo’ ancora non è possibile. Sono solo ipotesi, appunto, nessuno ha ancora la certezza di quale sia stata esattamente la dinamica della tragedia. Nemmeno che qualcuno possa avere messo deliberatamente l’acido per attentare alla sua vita.