Stecca di nuovo ko, confermata la condanna

L’ex pugile: «Non mi lasciano neanche lavorare, torno in carcere»

Loris Stecca in tribunale (foto Bove / Petrangeli)

Loris Stecca in tribunale (foto Bove / Petrangeli)

Rimini, 1° aprile 2016 - Un altro kappao per Loris Stecca. La Corte d’Appello ha confermato in pieno la sentenza di primo grado. Il pugile è di nuovo al tappeto. Otto anni, 5 mesi e 10 giorni di reclusione per il tentato omicidio della socia Roberta Cester, il 27 dicembre 2013. I suoi legali, Piero Ippoliti e Luca Ventaloro, annunciano ricorso in Cassazione. «Non volevo uccidere nessuno – ha detto l’ex campione del mondo dei supergallo Wba, presente in aula, ai difensori –. Sono molto deluso. Speravo in una riduzione della pena. A questo punto, visto che mi hanno anche negato di poter lavorare durante il giorno, voglio tornare in carcere». Loris Stecca ha trascorso oltre un anno ai ‘Casetti’. E’ agli arresti domiciliari dal 16 gennaio 2015.

«Chiede solo di lavorare otto ore di giorno facendo l’insegnante di boxe per bambini e ragazzi su un ring con pavimento elastico, in spiaggia a Rivabella», spiega la moglie, Fiammetta Feliciotti. Dove un amico storico, Adriano Celli, gli ha proposto di lavorare come istruttore dal mese di aprile, per l’intera estate. «I giudici – spiegano Ippoliti e Ventaloro – hanno ritenuto che non abbia espiato a sufficienza. Presenteremo una nuova istanza perché possa lavorare. Dopo quasi tre anni di detenzione ha necessità di guadagnare». Collegata alla condanna di primo grado una sanzione di 70mila euro.

«E’ arrabbiato e deluso per questa sentenza – conclude la moglie –. I nostri figli sono disperati. E’ una botta pesante. Ma deve incassare». I giudici della Corte d’Appello (presidente Grassi, a latere Mori e Stigliano) hanno ritenuto Loris Stecca colpevole di tentato omicidio e, in continuazione, di violenza privata, sempre nei confronti della Cester. Riferimento all’episodio avvenuto alcune ore prima dell’accoltellamento in palestra, quanto Stecca spinse la Cester, che perse l’equilibrio cadendo dalle scale. Esclusa, come già in primo grado, l’aggravante della premeditazione. L’ex campione è stato invece assolto per il porto abusivo d’arma: il coltello usato per pugnalare la socia.