Genitori disperati e un figlio malato di cuore: "Soli con il nostro calvario"

Il bimbo di 4 anni ha subito già tre operazioni. Il padre: «Ditemi di chi è la colpa?»

Il  bambino polesano che compirà 5 anni il prossimo agosto dalla nascita è affetto dalla Tetralogia di Fallot, una rara malattia cardiaca.

Il bambino polesano che compirà 5 anni il prossimo agosto dalla nascita è affetto dalla Tetralogia di Fallot, una rara malattia cardiaca.

Rovigo, 14 aprile 2015 - Difficile stabilire dove finisce la malasanità e dove inizia l’errore umano, ancora più complicato quando il soggetto vittima delle drammatiche situazioni è un bambino polesano che compirà 5 anni il prossimo agosto, dalla nascita affetto dalla Tetralogia di Fallot, una rara malattia cardiaca.

La diagnosi ha allertato i genitori del neonato che hanno chiesto un consulto ai medici dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna. Diagnosi confermata, i medici rodigini consigliano ai genitori il trasferimento all’ospedale di Padova, senza spostamenti inutili in quanto il piccolo paziente era seguito dai medici polesani. Il bambino cresce, a 2 mesi e mezzo di vita insorgono però le prime crisi respiratorie con momenti di assopimento che costringono i genitori a frequenti ricoveri.

«La prospettiva dell’intervento correttivo era ormai decisa – spiega il papà – grazie alla positiva ostinazione della mamma, il bambino ha continuato a crescere in peso e forza espressa». Intervento chirurgico che avviene a fine novembre 2010, esito positivo per quanto riguarda la correzione della malformazione cardiaca ma che in fase post operatoria causa al bambino un blocco atrioventricolare completo, curato con assunzione di steroidi e risolto dopo una quindicina di giorni dall’intervento.

Il calvario però non finisce qui. Viene dimesso ma dopo un mese il bambino è ancora ricoverato d’urgenza per il ripresentarsi di episodi di blocchi atrioventricolari e altre anomalie: «Per questi motivi – continua il padre – a nostro figlio in febbraio del 2011 è stato impiantato un pacemaker».

Arriviamo al giugno 2013. «Nostro figlio era febbricitante – continua il padre – noi l’abbiamo fatto presente ma nonostante questo il medico ha deciso l’analisi e la riprogrammazione del pacemaker. Il bambino inizia ad accusare sempre più frequentemente dolori articolari notturni e crampi molto forti, io e la mamma informiamo i medici, prima la pediatra di base, poi il cardiologo. Visitato a marzo del 2014 il bambino ha i parametri nella norma. L’aprile successivo, dopo una polmonite, sottoponiamo nostro figlio a una radiografia ai polmoni nella quale si evidenzia un’immagine cardiaca ingrandita».

I genitori del bambino inviano il referto a Padova, comunicando la situazione alla dottoressa di riferimento, senza ottenere risposta: «Dopo alcune settimane siamo ancora a Padova, il medico evidenzia anomalie nel funzionamento del cuore. Alla luce delle risposte ottenute decidiamo di contattare il Meyer di Firenze dove ci rechiamo per un’ulteriore visita. L’esito del controllo evidenzia che la funzionalità cardiaca è compromessa, tanto che il medico contatta direttamente il Bambin Gesù di Roma allo scopo di valutare un intervento di risincronizzazione del cuore. Il referto è inoltrato anche ai medici di Padova, da lì riceviamo una sorta di scuse per non aver capito la gravità della cosa e che comunque avrebbero organizzato qualcosa per vedere subito il bambino, incredibile ma vero, non prima del 26 agosto, per impegni improvvisi del medico interessato».

E a questo punto i genitori del bambino non indugiano oltre. A Rovigo si organizza il trasporto al Bambin Gesù dove, il piccolo paziente è sottoposto il 13 agosto all’intervento di risincronizzazione cardiaca mediante l’impianto di un nuovo pacemaker, nella speranza che il ventricolo sinistro, ormai dilatato e incapace di pompare sangue, potesse trarne un giovamento. In cura all’ospedale Bambin Gesù di Roma, il bambino nel frattempo, anche se non regolarmente, torna a frequentare l’asilo, è sottoposto a sedute con lo psicologo in incontri che determinano la sofferenza del piccolo identificabile in disturbo post traumatico da stress: «Mio figlio è stato ridotto in queste condizioni da medici che non hanno mai riconosciuto le loro responsabilità. A nostro figlio è stata riconosciuta l’invalidità e l’accompagnamento ma nonostante questo le spese superano le entrate. Non riusciamo a trovare un perito in grado o che abbia voglia di portare in evidenza le responsabilità. Abbiamo scoperto che la patologia di cui è affetto nostro figlio, lo ribadisco, causata, era nota già dal 2006 e adesso, a noi non resta altro che la speranza».