‘Agganciava’ i bambini sul web, cade la maschera del papà pedofilo

Ha una compagna e un figlioletto, preso l’orco della famiglia per bene

Un uomo osserva immagini di bambini al computer (foto archivio)

Un uomo osserva immagini di bambini al computer (foto archivio)

Rovigo, 24 luglio 2014 - Si spacciava per una bambina alla ricerca di foto di altri bambini, attraverso i diversi social network. Ma in realtà, dietro a quel profilo angelico si nascondeva un pedofilo rodigino di 33 anni. L’uomo, disoccupato da circa tre anni, conviveva in città con la compagna e il figlioletto. Ma dietro a quella vita apparentemente normale, si celava un maniaco della pedopornografia.

Faceva parte infatti di una vera e propria rete internazionale di pedofili, sgominata qualche settimana fa dal compartimento della polizia postale e delle comunicazioni di Venezia. Un lavoro investigativo durato mesi e coordinato dal centro nazionale per il contrasto della pedopornografia online, presso il servizio polizia postale e delle comunicazioni di Roma che stava dando la caccia a una rete di pedofili in giro per il mondo. Tutto era iniziato con un’analisi di posta elettronica di un presunto pedofilo, da dove sono emerse decine di contatti con utenti della rete recanti nickname riconducibili a bambini e a bambine. Settantacinque le caselle di posta elettronica oggetto dell’indagine. Tra gli indirizzi incriminati anche quello del rodigino che diverse volte alla settimana, comunicava con gli ‘amici’ pedofili, tutti a sua volta coperti da falsi profili di bambini.

Tra di loro si scambiavano centinaia di foto e video pedopornografici, con pratagonisti minorenni di ogni nazionalità ed età. Non solo. Sotto mentite spoglie, entravano nei profili social dei minorenni presenti in rete, ma si presume anche di adulti e rubavano le foto con protagonisti bambini. I social più frequentati dai pedofili erano Facebook, Netlog, Msn Spaces e Badoo. In seguito alla perquisizioni nella residenza del rodigino sono state trovati circa 1000 fra video e foto pedopornografiche. Materiale che ora è al vaglio del compartimento della polizia postale di Rovigo che si è occupata delle perquisizioni e del sequestro del computer del presunto pedofilo.

Un’indagine, quella diretta dal Compartimento di Venezia, diretta da pm Massimo Michelozzi che ha portato a 23 interventi della polizia di Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Belgio, Polonia, Messico, Argentina, Russia, Spagna, Repubblica Ceca e Italia. Nel nostro paese le perquisizioni sono state in tutto 26, sparse nelle diverse regioni e una di queste è stata fatta proprio a Rovigo, dopo che gli investigatori avevano individuato l’indirizzo di posta del padre di famiglia incriminato. Ora, dall’analisi del materiale sequestrato stanno emergendo ulteriori piste sul fenomeno della pedopornografia digitale.

Roberta Merlin