BRUNO VESPA
Politica

Uno sforzo di fantasia

SE C’È un simbolismo politico nei dettagli – e c’è – la decisione di Angela Merkel di servire a Matteo Renzi ravioli e crauti lascia immaginare che le polemiche delle ultime settimane non abbiano interrotto la chimica che si è stabilita tra i due, fin da quando tre anni fa la Cancelliera volle incontrare l’allora sindaco di Firenze immaginando che il giovanotto avrebbe fatto carriera. Certamente ieri la Merkel si è trovata di fronte un uomo diverso dagli ultimi incontri bilaterali. Un premier – ha scritto il New York Times con qualche simpatia – che vuole contare in Europa. Ed è inquieto perché ha fatto molte delle riforme che l’Europa gli chiedeva non ricevendone in cambio le gratificazioni attese. La questione del blocco dei fondi destinati alla Turchia è un piccolo elemento che segna un grande principio: noi – lo ha riconosciuto anche la Merkel – abbiamo pagato per primi il dramma dell’ondata migratoria. Lo abbiamo fatto nell’indifferenza generale.

ORA che la Turchia è diventato un Paese chiave perché di lì passano le fiumane di profughi destinati al Nord Europa, l’Italia è pronta a fare la sua parte, ma vuole che la sua quota vada fuori del patto di stabilità. È una questione irrilevante per l’opinione pubblica, ma è come quando bisogna arginare con un rifiuto simbolico gli eccessi di un condomino troppo invadente. Diverso è il discorso di Schengen. Renzi ha ragione quando dice che se cade Schengen cade l’Europa. Se oggi l’Europa del Nord mette il chiavistello ai propri confini, noi che abbiamo qualche difficoltà a metterli al mare ci troveremmo dinanzi a un bivio: ospitare tutti i profughi che arrivano (ed è impossibile) o farli annegare con un blocco navale (e non sarebbe elegante). Su questo tema un accordo si troverà. Sperando che non siano ancora una volta la Merkel e Hollande a decidere da soli.

Il vero tema del confronto tra Italia e Germania è tuttavia economico. Renzi ha ribadito le sue posizioni sulla flessibilità (noi rispettiamo le regole, lo faccia anche Juncker) e la Merkel in conferenza stampa si è chiamata fuori rilanciando il pallone nel campo dell’Unione europea. Ma poiché dell’Unione europea la Merkel è l’azionista di maggioranza, sta a lei dare a Juncker le dritte giuste. La Germania ha bisogno dell’Italia: l’anno scorso le nostre importazioni da lì sono aumentate del 7 per cento. Se non cresciamo, non compriamo.

MA PER CRESCERE abbiamo bisogno di completare le riforme e anche di spendere. L’Ufficio statistico dell’Ue ha rivelato che a fine 2014 la Germania aveva rilasciato garanzie ‘una tantum’ al proprio sistema finanziario (banche, bond, prestiti) per 476 miliardi di euro pari al 16,4 del suo prodotto interno lordo. L’Italia 43,6 miliardi pari al 2,7 del Pil. Pesata la diversità di prodotto, la Germania aveva fornito garanzie sei volte superiori all’Italia. Tutti i Paesi europei, tranne la Francia che è alla pari con noi, hanno garantito più dell’Italia. Adesso ci troviamo con nuove norme che ci paralizzano e i mercati hanno dimostrato quanto sia fragile l’accordo sulle piccole ‘bad bank fai-da-te’ concordate con Bruxelles. L’Italia deve fare uno sforzo di fantasia per venirne fuori, l’Europa (cioè la Germania) deve concederglielo.