"A ogni udienza riviviamo quel dolore E’ come uccidere ancora i nostri figli"

Fazio Fabini, papà della 14enne Emma, anche ieri era presente in tribunale

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"A volte penso che vorrei uscire da questo processo, per non dover rivivere il dolore perché per noi genitori che abbiamo perso i nostri figli alla Lanterna Azzurra ogni ritardo è come infierire. E’ come far morire di nuovo, ogni volta, i nostri figli e noi. Un tribunale questo lo pensa? Sono passati quattro anni da quando mia figlia non c’è più e siamo ancora lontani dalla prima udienza, è impossibile parlare di giustizia". Così Fazio Fabini, il padre di Emma, di Senigallia, strappata alla vita a soli 14 anni dai fatti accaduti alla discoteca di Corinaldo, ha commentato ieri, dal ballatoio del tribunale dorico, l’iter procedurale che riguarda il filone amministrativo, per le responsabilità sulla sicurezza del locale, dove sono imputati commissione ed ex sindaco. Fabini era presente ieri all’udienza, come lo è stato anche a quelle precedenti. "Che lo Stato sia uscito dalle responsabilità di quanto accaduto alla Lanterna – ha detto il papà di Emma – è disarmante. E’ come chiedere a noi, vittime secondarie di quei fatti, di accettare e condividere certi aspetti di procedura, ci si chiede comprensione ma a chi non ha avuto comprensione per i nostri figli né prima né dopo invece è giusto? E’ giusto quello che hanno fatto? Mia figlia aveva 14 anni e nessuno aveva il diritto di toglierle la vita. E’ stata un granello che si è inserito in una macchina per fare soldi. Che non c’era sicurezza là dentro a qualcuno importa?".

Il 2 dicembre prossimo Fabini ha organizzato, all’auditorium San Rocco di Senigallia, un convegno sui tragici fatti di Corinaldo, dove verranno esperti per parlare anche del processo. "Toccheremo aspetti che tanto in tribunale non vedremo mai – ha detto – saremo lì, dalle 17.30 alle 20". Il papà di Emma vorrebbe che ad ogni inizio udienza si proiettasse in un maxi schermo le immagini di quella sera alla Lanterna Azzurra "per far vedere bene cosa è successo e mi piacerebbe anche che ogni volta si ripetessero in aula i nomi di chi è morto, non per colpe loro perché noi abbiamo mandato i nostri figli in un locale pubblico che era aperto e doveva essere sicuro". "Se io Stato ho dei dipendenti che commettono degli errori – ha aggiunto Fabini – devo risponderne. Perché continuo a mandare in giro chi non fa il proprio dovere? Era talmente lampante che quel locale era fuori legge che chi di dovere avrebbe dovuto accorgersene. Invece l’ingegnere che è stato a valutare i requisiti ha parlato che aveva avuto solo un’ora di tempo per fare il controllo. Se si vogliono cambiare le cose bisogna iniziare da qui. Per la prima volta che avevo mandato Emma in un locale pubblico me la hanno ammazzata. E io adesso devo avere comprensione delle procedure? Ogni udienza si uccide chi è già morto". ma. ver.