REDAZIONE ANCONA

Corelli e il legame forte con Ancona "Gli piaceva il tramonto sul mare"

Il cugino Marco scrive un post su "Storica" "tanto per smentire i soliti chiacchieroni e detrattori gratuiti". Andava a trovare gli anziani del rione Archi. "Parcheggiava la sua auto di nascosto per non irritare nessuno"

di Raimondo Montesi

Un uomo del popolo che conquistò il mondo con il suo immenso talento, ma che non dimenticò mai le proprie origini, e soprattutto la sua città, amatissima per tutta la vita. Parliamo di Franco Corelli, mito assoluto della lirica. Eppure c’è chi di questo amore ha spesso dubitato, e continua a dubitare. Tanto che il cugino Marco, nel frequentatissimo gruppo Facebook Storica Ancona, si vede indotto a ristabilire ancora una volta la verità, "tanto per smentire i soliti chiacchieroni e detrattori gratuiti". Veniamo così a sapere che Corelli, vera star internazionale dell’opera, "non perdeva mai occasione di parlare di Ancona, sua città natale, nella quale veniva spesso anche per un solo giorno, quando era libero dagli impegni contrattuali". E’ vero, questo non accadeva spesso, essendo "il più richiesto, e pagato, tenore del mondo", ma "come aveva la possibilità Franco veniva sempre, anche per trovare suo padre, rimasto vedovo dal 1950. Gli anziani del Rione Archi sanno che è vero. Veniva anche per incontrare parenti, amici e, cosa molto singolare, i colleghi dell’ufficio tecnico del Comune, dove aveva lavorato alcuni anni. Andava a prendere il caffè con loro al Bar Diana. Era un rito, un’abitudine durata oltre 43 anni, sino a quando l’ultimo dei colleghi non andò in pensione". Se c’è una persona che può parlare a pieno titolo di Franco Corelli, tanto della leggenda quanto dell’uomo, questa è proprio il cugino Marco. Non certo chi parla "per sentito dire", o chi lo fa per vantare una conoscenza mai esistita. Senza contare che "Franco era molto riservato sulle sue cose". Corelli racconta che "quando veniva amava guardare il tramonto sul mare. Lo facevamo sempre, insieme, soprattutto d’estate. Amava tutto quello che gli ricordava l’infanzia. La casa agli Archi, la Mole, dove praticava il canottaggio". Il concetto è ribadito su Facebook: "Franco amava profondamente e visceralmente Ancona. E’ stato detto che non è vero, che non si é mai esibito in città, ma nessuno lo ha mai chiamato, o ha organizzato qualche cosa di concreto. Perché quando é stato organizzato qualcosa di serio é sempre venuto". Ma quello che stupisce di più nei racconti di Corelli è la modestia e l’umiltà del celebre cugino: "Nel ‘99 a Parigi lo hanno eletto il più grande tenore del Novecento. Mi disse: io più grande di Caruso, di Gigli? Beh, alla fine non andò alla cerimonia, quasi per rispetto verso questi suoi colleghi. Quando veniva con la sua macchina americana lunga sette metri, o in Ferrari, parcheggiava nelle vie retrostanti, per non irritare la suscettibilità di qualcuno. Era uno che si metteva a parlare con gli scopini che pulivano le strade". Un grande artista e un grande uomo, che forse, questo sì, Ancona poteva fare di più per meritarsi.