"E’ il momento di sperimentare"

La danzatrice e performer Elisa Ricagni protagonista della prima mondiale della compagnia Odc Ensemble

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"Molto felice, emozionata e superelettrizzata". Così si è definita la performer anconetana Elisa Ricagni prima di esibirsi alla prima mondiale di ‘Hotel AntiOedipus’ della Compagnia Odc Ensemble, con la regia di Elli Papakonstantinou.

Uno spettacolo on-line, come impongono i tempi, ma con il ‘fulcro’ all’IrcamCentre Pompidou di Parigi. Una partecipazione a dir poco prestigiosa, vista la fama di una compagnia acclamata a livello internazionale.

Roscagni, come nasce questa sua partecipazione all’evento?

"Da un’audizione con cui la compagnia cercava alcuni artisti per un lavoro di sperimentazione. Ma quello che doveva essere solo qualcosa di sperimentale è piaciuto tanto alla regista che ci ha chiesto una partecipazione attiva al suo nuovo spettacolo. Naturalmente tutto è avvenuto tramite Zoom".

Spettacolo compreso, naturalmente.

"Sì, eravamo collegati da cinque paesi diversi, con la regista a Parigi".

Com’è lavorare ‘a distanza’?

"E’ un lavorone, tecnico e registico. Ognuno di noi aveva la sua connessione, e doveva costruire un set casalingo, e poi usare degli avatar per poter cambiare personaggio. Lo spettacolo è una performance teatrale e musicale. Io principalmente sono una danzatrice, ma anche una performer. Lavoro presso Arterie Teatro e Hunt, oltre che alla Fondazione Teatro delle Muse".

Quali tematiche affronta ‘Hotel AntiOedipus’?

"E’ uno spettacolo molto profondo, dai temi complessi, stratificati. Come l’identità, anche quella sessuale, la politica, la libertà individuale. Si lavora su tanti livelli. Ma è uno spettacolo anche molto pop: è dinamico, ricco di movimento. Diverte, ma fa anche riflettere il pubblico. Che poi è la missione dell’arte: non lanciare messaggi o dare risposte, ma porre domande, mostrare altri punti di vista".

Certe cose sperimentali si possono fare ‘grazie’ al Covid?

"Sì, questo periodo è un’occasione per sperimentare. L’importante è creare prodotti di qualità. Se lo spettacolo è di qualità il pubblico lo apprezza. Noi abbiamo avuto tanti feedback positivi. Per il resto è come il teatro in presenza: ci sono cose belle e cose brutte. Io ne ho viste di entrambe".

Pare che ci siamo. Il 27 riaprono i teatri. Contenta?

"Si fa presto a dire ‘riapriamo i teatri’. Per fare un esempio, un teatro di 1.200 posti come le Muse potrà fare entrare 200 persone al massimo. Forse non tutti sanno quanto costa aprire un teatro. Incassi ridotti e costi alle stelle, anche per i tamponi. Ne dobbiamo fare uno ogni tre giorni, e ognuno costa 60 euro...".

Raimondo Montesi