Finto fotografo adesca una bambina anconetana di 10 anni

Migration

di Alessandra Codeluppi

Due adolescenti e una bambina: sarebbero tre le minorenni finite nella trappola di un 21enne di Bergamo che, spacciandosi come fotografo di moda, cercava di farsi inviare da loro foto in cui erano nude. Il ragazzo sarebbe ricorso a un escamotage: avrebbe gestito un profilo social in cui si presentava come professionista degli scatti, più un altro a nome femminile, in cui lui stesso le consigliava per il loro bene di accontentare il fotografo, per evitare che gli scatti fossero divulgati. Nel 2017 l’uomo avrebbe contattato anche una bambina di Ancona, di soli 10 anni. "La ragazzina che stiamo tutelando - afferma Mirabile, presidente della ‘Caramella buona’ - ha trovato il coraggio per presentarsi due volte in aula. Nei suoi occhi ho letto il terrore: lo ha fatto perché non vuole che altre cadano nella stessa trappola. In questi casi può scattare il ricatto, perché ci sono soggetti subdoli che riescono a capire se dall’altra parte c’è una giovane con fragilità. E purtroppo non sempre è scontato che si sporga denuncia". Una giovane di Reggio Emilia è invece caduta nella trappola nell’ottobre 2019, quando aveva sedici anni. Ieri era presente alla seconda giornata dell’udienza preliminare che vede il 21enne imputato per violenza sessuale aggravata, davanti al giudice Luca Ramponi. La giovane e i suoi genitori si sono rivolti all’associazione antipedofilia ‘La Caramella buona’, che ha dato loro tutela legale: sia loro, attraverso l’avvocato Donatella Ferretti, sia la onlus reggiana, rappresentata dal presidente Roberto Mirabile, si sono costituiti parte civile. Il pm Marco Marano ha chiesto ieri di sottoporre la ragazza a un incidente probatorio, in modo da cristallizzare la sua versione come prova anticipata da portare poi nel processo: in vista dell’audizione, fissata in settembre, è stata nominata la psicologa Anna Tampelli, che affiancherà la giovane. In aula non era presente l’imputato, assistito dall’avvocato Dario Pellegrino: il difensore aveva chiesto una perizia psichiatrica, all’esito della quale il consulente nominato dal tribunale, Matilde Forghieri, lo aveva giudicato capace di intendere e di volere e aveva ravvisato la pericolosità sociale. Una conclusione opposta a quella cui era arrivato il perito nominato dalla difesa. La ragazzina e la famiglia avevano incaricato la criminologa Roberta Bruzzone. Nel caso della 16enne, l’attuale imputato aveva notato le foto da lei postate sui social e, presentandosi come fotografo di moda, le aveva chiesto di inviargli scatti da mandare a grandi aziende sue clienti, dapprima di viso, mani e piedi, poi in biancheria intima, infine nuda e intenta in atti di autoerotismo. Nel frattempo la 16enne era stata contattata anche da ‘Elena’: aveva raccontato di essere caduta pure lei nella trappola, poi le aveva consigliato di assecondare il fotografo. Ma ‘Elena’ non era altri che lui, sotto falso profilo social.