
Interviene anche Sergio Pierantoni, presidente del Club Alpino Italiano. di Ancona che conta 700 soci
"Se studi geologici indicheranno che la zona della Vedova, un tempo altamente antropizzata, non è più fruibile, il CAI rispetterà il suo principio cardine, che alla montagna per tutti unisce la necessaria sicurezza". Interviene anche Sergio Pierantoni, presidente del Club Alpino Italiano (CAI) di Ancona, sulla questione del sentiero della zona La Vedova, vicino all’omonima trattoria, che alcuni residenti dell’area vorrebbero chiudere. Pierantoni parla in rappresentanza dei suoi oltre settecento soci, che esplorano le montagne marchigiane e nazionali un centinaio di volte all’anno, collaborando anche con il Parco del Conero.
Il nostro giornale ha documentato lo stato del sentiero, che fu interdetto da un’ordinanza della sindaca di Ancona Valeria Mancinelli nel 2019, assieme ad altri. Abbiamo anche testimoniato la presenza di bagnanti e frequentatori delle grotte, nonché la presenza di un sentiero più agibile a qualche decina di metri di distanza, tuttavia sbarrato a monte da artefatti umani nell’area boschiva, frapposti non si sa bene da chi. L’intervento del presidente del CAI Ancona contribuisce a fare chiarezza sull’intricata questione: "Al Trave le frane costanti hanno indotto geologi e altri tecnici a condurre degli studi che hanno portato a considerare la zona non più frequentabile dall’uomo – ricorda Pierantoni – La zona della Vedova, invece, mantiene ancora una sua antropizzazione: ci sono le ville in cima e le grotte in basso, inoltre c’è gente che frequenta le sue spiagge – constata il presidente del CAI Ancona – quindi se si tratta di individuare il sentiero giusto e di fare piccole manutenzioni, i nostri volontari collaboreranno, come già facciamo per il sentiero 301 per la cui manutenzione aiutiamo il Parco del Conero".
"Un tempo la zona della Vedova era coltivata, era frequentata dai pescatori e dai bagnanti. Tuttora mantiene una certa antropizzazione, per cui, in assenza di studi idonei, sarebbe uno spreco se andasse perduta – prosegue Pierantoni – Ogni cittadino della Repubblica ha il dovere di contribuire alla gestione del nostro patrimonio naturalistico, oltre che storico e culturale. La fatalità, che segna le vite di tutti noi, qualora si determinasse una caduta, andrebbe considerata in quanto tale: una fatalità, appunto. Se è possibile mettere in sicurezza i sentieri della Vedova, va fatto, finché non ci saranno tecnici che ne decreteranno la non frequentabilità".