Il primo obiettivo dei killer non era Marcello Bruzzese

Omicidio di Pesaro, per gli investigatori del Ros il gruppo di fuoco del clan Crea ha cambiato bersaglio: sono stati traditi da una scheda telefonica olandese

Migration

Non è stato sempre Marcello Bruzzese l’obiettivo della rigenerata cosca dei Crea di Rizziconi a cui la Procura distrettuale antimafia di Ancona ha dato un duro colpo con i tre fermi scattati all’alba di lunedì, quelli che hanno portato in carcere i due autori materiali del delitto di Pesaro, Francesco Candiloro, 42 anni, e Michelangelo Tripodi, 43 anni, e il loro complice Rocco Versace, 54 anni. Nell’anno in cui il gruppo di ‘ndranghetisti pianificata la vendetta del tentato omicidio del boss Teodoro Crea, capoclan della cosca della piana di Gioia Tauro che il fratello di Marcello Bruzzese, Biagio Girolamo, pensava di aver ucciso lasciandolo invece solo menomato, il bersaglio sarebbe stato un altro dello stesso nucleo familiare. Un altro sempre sotto protezione a Pesaro. Cosa abbia indotto il clan a cambiare idea e svuotare venti colpi di pistola contro il fratello del pentito che rientrava a casa in via Bovio la sera di Natale è al vaglio della lunga e complessa indagine dei carabinieri del Ros di Ancona diretti dal maggiore Francesco D’Ecclesiis.

Dalla ricostruzione dei loro spostamenti, fatta vagliando oltre un miliardo e mezzo di traffico dati fatto soprattutto di celle telefoniche, 600mila mail, e una montagna di colloqui telematici, i tre hanno soggiornato spesso nel Riminese prima di concludere il piano, lì andavano sicuramente a dormire e a nascondersi per non dare nell’occhio. In alberghi? Case private? Potrebbero averlo fatto anche in un camper. Le due automobili, una Fiat Panda e una 500L, dove i loro volti sono stati intercettati dalle telecamere di pubblica sicurezza della città di Pesaro, dove da un mese facevano sopralluoghi per carpire le abitudini di Bruzzese, non sono state mai trovate dai carabinieri del Ros.

I militari hanno lavorato sulle targhe ma erano state clonate quindi è difficile dire se le vetture erano state rubate e comunque regolarmente acquistate da dei prestanome e poi solo cambiate di targa. Entro domani sono attese le convalide davanti ai gip delle Procure in cui ricadono le strutture circondariali dove sono in custodia Candiloro, Versace e Tripodi che si trovano rinchiusi nelle carceri di Brescia, Palmi (Reggio Calabria) e Vibo Valentia. Tutti e tre sono accusati di omicidio premeditato aggravato dall’associazione mafiosa, porto e detenzione illegale di armi.

"Il lavoro dei Ros è stato di una qualità elevata – sottolinea la procuratrice distrettuale antimafia delle Marche Monica Garulli – ora è tutto al vaglio dei giudici. Noi abbiamo coordinato ma i carabinieri hanno speso tempo e sacrifici personali". A tradire i tre è stato l’utilizzo di schede telefoniche olandesi, dotate di sistema in grado di criptare i cellulari per non essere intercettati, di cui una però è stata poi inserita in un cellulare utilizzato abitualmente. Un cellulare che la notte del 25 dicembre 2018, quella del delitto Bruzzese, era a Pesaro.

Marina Verdenelli