"Io, folgorata dalla musica di Frank Zappa"

Intervista a Valentina Ciardelli, talento internazionale del contrabbasso, che martedì suonerà sulla terrazza del museo archeologico di Ancona

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C’era una volta una bambina che a 11 anni ascoltava la musica di Frank Zappa. La cosa ‘strana’ è che a quell’età cominciò anche a trascriverla e arrangiarla. Non è una favola. E’ tutto vero. Lei si chiama Valentina Ciardelli e martedì (ore 20.30) suonerà sulla terrazza del Museo Archeologico di Ancona ospite degli Amici della Musica ‘Guido Michelli’. Cosa suonerà? Il contrabbasso. Aveva iniziato col pianoforte, ma poi scelse lo strumento solista forse più inconsueto in assoluto. Nel programma ci sono suoi brani (perché naturalmente è anche compositrice), pezzi altrui e trascrizioni (Beethoven, Purcell, Bernstein, Mascagni, Piazzolla), frutto di una cultura musicale onnivora e sterminata. Nel curriculum invece ci sono premi a volontà, perché di lei la critica si è accorta presto. Come quella di Londra, dove vive (è stata anche ‘Rising Star 2020’ per la BBC Music Magazine).

Ciardelli, questa cosa di Zappa deve spiegarcela.

"Fin da piccola ho ascoltato musica di ogni tipo, dal rock all’opera. Amavo molto i Deep Purple, e quando ascoltai ‘Smoke on the water’, in cui si parla di Zappa, mi sono detta: se è citato da loro dev’essere un grande. Così andai nel negozio di dischi del mio paese chiedendo se avevano qualcosa di Zappa. Il negoziante mi guardò stranito. Tornai a casa con l’unico suo disco che avesse: ‘The Grand Wazoo’. Da lì è iniziata la folgorazione. Posso dire di essere diventata musicista grazie a Frank Zappa, e grazie a lui ho scoperto anche i compositori che amava di più, come Varèse e Stravinsky".

Una passione che nutre ancora adesso, vero?

"Sono appena stata allo ‘Zappanale’, festival a lui dedicato che si tiene a Bad Doberan, in Germania. Ho debuttato con il mio trio acustico per contrabbasso, piano e viola, facendo pezzi suoi e miei. Abbiamo suonato per due ore, con la gente in delirio. Segno che il pubblico è molto più ‘aperto’ di quanto si pensi".

Perché ha abbandonato il pianoforte?

"Al Conservatorio di La Spezia sentii il suono del contrabbasso suonato con l’arco. Ne rimasi folgorata. Dissi ai miei che volevo suonare il contrabbasso. Mi hanno lasciato fare".

Beh, sarebbe stato tutto più semplice, ma forse più banale.

"E’ dura. Per molti il contrabbasso nella classica significa solo l’elefante di Saint-Saëns... Io stessa continuo a combattere. Mi dicono: non è possibile che sia uno strumento solista. C’è molta discriminazione in tal senso".

Eppure nel jazz il contrabbasso è fondamentale. Basti pensare a un gigante come Mingus.

"Sì, lì c’è stata l’emancipazione dello strumento. Nella classica invece vieni incasellato in modo accademico".

Che musica scrive? Tonale o atonale?

"Mi oriento sulla musica modale e atonale, ma per certe cose mi concentro sulla melodia. Mi diverto a trovare ambiguità compositive".

Raimondo Montesi