La trova truccata, il marito le rompe il naso

Un 27enne afgano è stato condannato a tre anni e due mesi di carcere. La 32enne in tribunale: "Non potevo vivere all’occidentale"

La trova truccata, il marito le rompe il naso

La trova truccata, il marito le rompe il naso

Torna a casa prima dal lavoro e trovando la moglie truccata le rompe il naso. Solo l’apice di una serie di maltrattamenti che avrebbe subito una donna afgana finita in ospedale il 31 maggio dello scorso anno. La sua colpa sarebbe stata quella di voler vivere all’occidentale. Per il marito, 27 anni, suo connazionale, che l’ha colpita più volte al volto tanto da fratturarle le ossa nasali, si stava allontanando troppo dalla loro religione, l’islam, e questo non doveva permetterlo. L’uomo è finito a processo per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate e ieri è stato condannato dal giudice Carlo Cimini a tre anni e due mesi di reclusione. La coppia viveva insieme a Senigallia, sul lungomare, dal 2022, dove le liti in casa sarebbero state frequenti. Lui le avrebbe impedito di usare il cellulare, anche solo per chiamare i parenti in Afghanistan, la moglie non poteva uscire di casa e doveva sottostare a tutte le sue volontà. La donna ieri, 32 anni, è stata sentita in aula, prima che il giudice si ritirasse in camera di consiglio, come ultima testimone del procedimento in cui è parte offesa. "Era molto geloso - ha detto la vittima, aiutata da un interprete - avevo il telefono sempre sotto controllo anche se mi telefonava mia madre. Per dieci anni, fin da quando stavamo in Afganistan, ho subito violenze fisiche e verbali. La più violenta qui in Italia quando mi ha rotto il naso. Era tornato dal lavoro e avevo preparato il pranzo. Mi ero un po’ truccata perché dopo dovevamo uscire e lui mi ha detto che non dovevo farlo". In casa c’era stato un forte litigio e il marito le aveva rotto anche il cellulare. Finita in pronto soccorso la moglie ha sporto denuncia e a casa non è più tornata. Tra le angherie subite anche quella dei morsi ai piedi da parte del coniuge, come punizioni.

"Mi picchiava un paio di volte al mese - ha continuato nel racconto la vittima - non sono sempre andata in ospedale perché diceva che per due schiaffi non c’era bisogno. Avevo vergogna di denunciare e anche paura per me e dei miei familiari in Afganistan perché i diritti delle donne laggiù non contano nulla". Il marito le avrebbe detto anche come vestirsi e gestiva il denaro della famiglia tanto che per qualsiasi spesa lei doveva avere il suo permesso. L’uomo è tornato nel suo paese e a oggi è irreperibile anche per il suo difensore che ieri aveva chiesto l’assoluzione ritenendo che le accuse fossero infondate. Testimoni della difesa hanno sostenuto in aula che la coppia usciva spesso insieme e quindi non sarebbe stato vero che la donna non era libera e maltrattata.

Marina Verdenelli