L’amianto continua a uccidere Cinque condanne da giugno: risarcimenti per 4,7 milioni

Emesse dal tribunale di Ancona nei confronti della Fincantieri: somme a favore dei familiari di ex lavoratori che per anni sono stati a contatto con il materiale cancerogeno senza saperlo.

L’amianto continua a uccidere  Cinque condanne da giugno:  risarcimenti per 4,7 milioni

L’amianto continua a uccidere Cinque condanne da giugno: risarcimenti per 4,7 milioni

L’amianto continua a uccidere, trent’anni dopo essere stato messo fuorilegge dallo Stato e le aule dei tribunali del lavoro continuano a registrare sentenze di risarcimento contro Fincantieri. Da giugno ai giorni scorsi ben cinque quelle emesse dal tribunale dorico per altrettanti ex lavoratori del cantiere navale di Ancona che si sono ammalati a causa dell’amianto killer e sono morti nel giro di pochissimi mesi dalla diagnosi. Sentenze che hanno condannato l’azienda triestina che fa parte di Cassa Depositi e Prestiti, dunque pubblica, a risarcire ai familiari stretti dei cinque defunti in totale 4,7 milioni di euro.

A seguire tutti questi casi, come le decine e decine da alcuni anni a questa parte, è stato lo studio legale Berti di Ancona: "Le malattie professionali continuano a verificarsi e noi proseguiamo nella nostra opera di tutela delle famiglie colpite da drammi e lutti indicibili" spiega l’avvocato Ludovico Berti. La prima sentenza risale a giugno e ha riguardato un saldatore jesino morto a 72 anni per asbestosi, assieme al mesotelioma pleurico le malattie correlate all’esposizione prolungata all’amianto. L’uomo, ucciso dai fumi di saldatura, ha lavorato nell’arsenale dorico dal 1968 al 1994 e a moglie e due figli sono andati 650mila euro. A fine luglio il doppio, 1,3 milioni di euro, è stato concesso a due figli e due nipoti di un montatore e motorista morto a 70 anni nel 2020 di mesotelioma. Per trent’anni, dal 1971 al 2001, ha lavorato in cantiere, molti passati in ambienti chiusi, dove non si respirava e non c’erano filtri per l’aria. A morire erano anche lavoratori di ditte in appalto, come il falegname stroncato dal mesotelioma a 80 anni dopo aver prestato servizio nel cantiere dal 1959 al 1965. Ammalatosi a fine 2017 è morto a inizio 2019 e a moglie, tre figli e tre nipoti è andato 1 milione di euro. Sempre a fine agosto la sentenza di condanna a risarcire 780mila euro alla famiglia di un carpentiere e tubista ucciso cinquant’anni dopo aver lavorato nel cantiere, nel 2016 dopo tre mesi di agonia. Infine, pochi giorni fa, la storia di un operaio morto di carcinoma (più difficile attribuire a lui la malattia professionale vista la diagnosi) a 80 anni dopo aver lavorato come saldatore dal 1970 al 1990: 1 milione di euro a mogli e figli più 2mila euro per ogni giorno dalla diagnosi alla morte.