
Intervista a 360 gradi nel giorno del suo 79esimo compleanno "Al tempo avevo dato fiducia alla giunta Silvetti, oggi la boccio ma vorrei ancora concedere tempo. Ancona è una città trascurata".
Nel giorno del suo 79esimo compleanno l’ex sindaco di Ancona, Renato Galeazzi, scherza sulla sua età, rivede la sua posizione sull’operato della giunta Silvetti pur concedendole le attenuanti generiche.
Renato Galeazzi, come ci si sente vicino alla soglia degli 80 anni?
"Come l’esempio perfetto di un baby boomer, nato appunto nel ‘45 e passato attraverso una straordinaria esperienza di governo. Posso dire di essere sopravvissuto".
L’esperienza politica appunto, cos’è cambiato dagli anni ‘90 a oggi?
"La politica non esiste più, è scomparsa assieme ai partiti e alle regole basilari della democrazia. Si assiste a un crescente imbarbarimento e a un impoverimento culturale e generale. Un degrado generale che coinvolge anche il governo. Non solo nella politica, ma in tutti i campi, compresa la mia medicina. La cosiddetta ‘Scuola medica anconetana’ dei miei tempi non esiste più, ora vige l’individualismo più sfrenato".
Nessuna fiducia nei giovani?
"Poca, la generazione Z non mi dà molte speranze, la vedo molto lontana dagli standard della nostra. Ho quattro nipoti e mi chiedo come vivranno".
Passiamo alla sua amata Ancona. Nel luglio 2023, poche settimane dopo il suo insediamento, ha accompagnato il sindaco Daniele Silvetti in una passeggiata conoscitiva in centro storico. Da allora che bilancio trae della sua gestione?
"Al tempo ho dato la mia fiducia alla squadra di centrodestra, ma ci sono delle carenze evidenti, tecniche e di visione. Buche e decoro, poche idee, nessuna opera inaugurata che non fosse stata iniziata dalla giunta precedente. Non hanno una squadra all’altezza e le tre caratteristiche principali sono, appunto, idee, uomini e soldi. Il G7 ha insegnato che i soldi ci sono, basta cercarli. All’epoca io feci così, cercammo fondi ovunque e in otto anni spendemmo 800 miliardi di lire per le strade, ospedale di Torrette, Muse, lo stadio e così via. Per governare serve passione, coraggio e buoni collaboratori: vedo poco di tutto ciò, specie chi circonda il sindaco".
Una bocciatura su tutti i fronti?
"Direi di sì, ma vorrei concedere ancora del tempo. Serviva rodaggio alla giunta Silvetti, composta da gente che non aveva mai governato. Nell’industria si fanno bilanci a uno e tre anni, adesso aspetto il 2026 per giudicare. Il centrodestra si dia una mossa però perché l’anconetano non è stupido e ci mette poco a voltarti le spalle se non fai bene".
Se fosse ancora sindaco da dove comincerebbe oggi?
"Dal degrado che regna in tutta la città. Bene gli eventi e la cultura, il concetto di panem et circenses per me è sacrosanto, purché siano eventi di elevato valore culturale e qualitativo".
Un piano triennale, come si muoverebbe lei?
"Dalle priorità e da una visione di fondo. Inizierei, ad esempio, a occuparmi dello stato delle periferie e delle frazioni dove è stato fatto poco. Ancona è una città trascurata. Di recente ho ospitato amici dagli Stati Uniti, una volta arrivati mi hanno chiesto: ‘Renato, ma cosa è successo a questa città? Così trasandata, bella ma da sistemare’. Mi lasci dire una cosa...".
Prego...
"Il centro storico, dove io vivo, è rimasto molto indietro, a partire dai dettagli: strade, marciapiedi, cura del dettaglio. Ancona è davvero una città trascurata e questo ovviamente è un peccato. I crocieristi? Servono come il pane allo sviluppo della città, all’epoca anche noi cercammo di portarle ad Ancona".