L’ora di religione nelle scuole: "Aumentano gli studenti che dicono no"

Ecco lo scenario che esce dallo studio promosso dalla Uaar sui dati del ministero dell’Istruzione

L’approfondimento è dell’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti (Uaar) insieme all’associazione OnData

L’approfondimento è dell’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti (Uaar) insieme all’associazione OnData

Ancona, 12 gennaio 2023 – Cala il numero degli studenti nelle scuole d’Italia, ma crescono quelli che frequentano le lezioni senza praticare l’insegnamento della religione cattolica. Così è sottolineato in un approfondimento dell’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti (Uaar), che insieme all’associazione OnData ha usufruito dei dati messi a disposizione dal ministero dell’Istruzione. Nello scorso anno scolastico, i non avvalentisi (cioè coloro che hanno rinunciato all’ora di religione) hanno toccato quota 1 milione e 96.846 (il 15,5% del totale), mentre nel 2020/21 erano 1 milione 14.841 (14,07%).

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E sempre nello scorso anno scolastico, sei province hanno superato la soglia del 30%: Firenze (37,92%), Bologna (36,31%), Trieste (33,37%), Prato (33,19%), Gorizia (32,51%) e Aosta (30,74%). A livello di regioni, invece, è la Valle d’Aosta a guidare la classifica (30,74%), seguita da Emilia Romagna (27,48%) e Toscana (27,12%). Dati più alti di quelli regionali per le Marche (14,19%) e provinciali, dove spicca Pesaro (16,09%), seguita da Fermo (15,31%), Macerata (14,57%), Ancona (14,55%) e Ascoli (8,64%). In totale, in tutte le scuole del Paese, gli istituti professionali hanno presentato il maggior numero di non avvalentisi (25,52%), seguiti da istituti tecnici (23,87%), licei (17,51%), scuole secondarie di primo grado (14,67%), primarie (l’11,74%) e dell’infanzia (l’11,3%).

Ad Ancona, la primaria "Da Vinci" ha presentato una delle percentuali più alte nell’annata 2022-23 (l’83,50%), contando al suo interno 86 alunni su 103 che non fanno l’ora di religione. In alto c’è anche la scuola dell’infanzia "Regina Margherita", sempre nel capoluogo con 71 studenti su 109 (65,14%) e il primo istituto professionale della lista è il "Podesti-Calzecchi Onesti" a Varano, con 301 studenti che hanno scelto di non seguire l’ora di religione su 573 (52,53%). Poi la primaria "Elia" (109 alunni su 211, per il 51.66%). Fuori città, sono davanti le scuole d’infanzia "Foro Boario" di Osimo (20 studenti su 33, 60,61%) e la "Santa Maria del Piano" di Jesi (20 studenti su 36, 55,56%).

Lo studio "aveva l’obiettivo di riformattare e documentare i dati di interesse pubblico — commenta il curatore dello studio Loris Tissino — Il lavoro è stato svolto insieme a un altro collega. Il Ministero ci ha fornito i dati in un grande file Excel e noi abbiamo dovuto solo calcolare le percentuali, mentre per Trento e Bolzano abbiamo dovuto chiederli alla Provincia. Alcuni numeri sono risultati essere incoerenti probabilmente per un errore di conteggio delle scuole stesse, ma solo una piccola percentuale".

E ancora: "Dal nostro punto di vista ci sono possibilità di miglioramento — aggiunge — ovvero che la religione non venga insegnata a scuola. Le Marche sono nel mezzo, a un 14%, rispetto a regioni più basse o alte come la vicina Toscana, al 27%. È emerso che alcuni studenti fanno lezione di religione solo perché i genitori non vedono soluzioni alternative adeguate durante le ore interessate, come ci è stato detto in alcune testimonianze private. Con la mappa ideata, abbiamo voluto anche lanciare un messaggio alle famiglie: far capire loro che non sarebbero le uniche nel prendere una decisione del genere".