Marche verso l’arancione, l’ira di Acquaroli "Ennesimo cambio: cittadini disorientati"

L’indice Rt rimane sotto quota 1, ma la regione rischia di essere condannata per il tasso di occupazione dei letti negli ospedali. Il governatore: "Altra modifica dei parametri presi in considerazione. Va bene la prudenza, ma così si esasperano le persone"

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di Chiara Sentimenti

La boccata di ossigeno è durata meno di una settimana perché le Marche, tornate solo lunedì in zona gialla, da domenica potrebbero essere "retrocesse" e tornare in zona arancione. La decisione del governo è attesa per oggi, ma questo possibile passaggio lascia amareggiato e piuttosto arrabbiato il governatore Francesco Acquaroli che continua a chiedere un confronto che non sia basato esclusivamente sui numeri. "Sono due mesi che abbiamo l’indice Rt inferiore a uno, va bene la prudenza, anche io sono per essere prudente, ma dico anche che restare in zona gialla con le scuole superiori chiuse, vuol dire essere prudenti – spiega Acquaroli – Poi che ci monitorino e tra una settimana vediamo".

Un ultimo appello quello del governatore che, però, dopo la conferenza Stato-Regioni che si è svolta ieri, conferma come le prospettive non siano buone. "Il criterio prevalente di valutazione per l’assegnazione del colore alle regioni non è più solo quello dell’indice Rt, ma soprattutto quello della valutazione del ‘rischio’, e cioè in base allo stato di occupazione delle terapie intensive, delle strutture ospedaliere, alla stima dei focolai e altri fattori – aggiunge Acquaroli – Quindi non è bastato abbassare le soglie Rt per l’assegnazione delle fasce, ma hanno ritenuto di andare anche oltre. Questi continui e repentini cambi dei metodi di valutazione creano disorientamento".

L’indice di questa settimana, seppur salito dello 0,93 della scorsa allo 0,97 di ieri, è comunque inferiore a uno, ma le Marche hanno valutazione di impatto alto e una classificazione di rischio complessivo alto, in particolare per il tasso di occupazione dei letti da parte dei malati Covid nei reparti non critici, che ha raggiunto il livello rosso del 51%. E sarebbero tutti questi parametri a portare le Marche verso la zona arancione che conferma il divieto di spostamento tra regioni, ma impone anche l’autocertificazione per spostarsi delle 22 alle 5 e la chiusura di bar, pizzerie, pasticcerie e ristoranti sette giorni su sette, con possibilità di effettuare solo l’asporto che, però, con il nuovo Dpcm potrebbe subire ulteriori restrizioni dopo le 18.

"Stiamo facendo 4-5mila tamponi al giorno e riscontriamo tra i 400-500 positivi, a fronte di pochi tamponi che facevamo a novembre e che ci davano anche 700-800 positivi al giorno – conclude Acquaroli – Ci sono stati giorni oggettivamente critici, ma adesso non siamo più arrivati a certi livelli. Ovviamente sono preoccupato per l’evolversi della pandemia e non voglio essere superficiale, per questo chiedo da settimane un confronto che non si basi solo sulla mera lettura dei numeri, che dicono tanto ma non raccontano tutto. Oltre a questa preoccupazione, c’è anche la consapevolezza dell’esasperazione e della difficoltà di tenuta del sistema socio-economico. La salute e la sicurezza sono imprescindibili, ma sono anche legate alle esigenze concrete della quotidianità".

Critico sulla scelta del governo anche il vicepresidente Mirco Carloni: "Da sabato rischiamo di tornare arancioni per una scelta unilaterale perché cambiano di nuovo i parametri. Non più solo l’indice Rt ma soprattutto quello della valutazione del ‘rischio’– conclude Carloni – Disapprovo il metodo e il merito. Acquaroli ha parlato a nome di tutti in Conferenza facendo presente tutta la nostra contrarietà".