"Noi dello spettacolo, mondo di emarginati"

The show must go on ma con regole e garanzie precise: flash mob degli artisti tecnici e di attori e attrici uniti: "Reddito base per tutti"

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Dal 15 giugno al via cinema e spettacoli dal vivo. Sulle scale, a distanza di un metro e mezzo l’uno dall’altro, i rappresentanti di ATPM, Artisti Tecnici Professionisti delle Marche, e di A2U, Attrici Attori Uniti, scendono in piazza per dare voce alle preoccupazioni dei professionisti dello spettacolo. "Vogliamo ripartire con il piede giusto, vogliamo che al centro del discorso ci sia il lavoro di tutte e di tutti e che la cultura si risollevi più forte di prima, mettendo al centro le figure senza le quali l’arte è impossibile", dichiara la sarta di scena Lorenza Di Paolo.

Succede contemporaneamente in 15 piazze italiane dove le associazioni rivendicano i diritti dei lavoratori dello spettacolo che, durante gli ultimi due mesi, si sono organizzati per rendere evidente quanto la loro categoria sia una categoria ai margini, precaria, intermittente. La cultura si è fermata e per i lavoratori dello spettacolo è stato difficile anche soltanto accedere agli ammortizzatori sociali, ora è il momento di uscire dall’invisibilità del "dietro le quinte" e per questo nasce l’iniziativa #esistoanchio, che rivendica a gran voce la tutela del lavoro, del reddito e dei diritti dei lavoratori del settore culturale. "Il comparto dello spettacolo, primo tra tutti, ha risentito dell’emergenza sanitaria. Probabilmente saremo gli ultimi a ripartire" dichiara Elena Fioretti, in rappresentanza di ATPS.

"Il 13 maggio abbiamo inviato una lettera al Consiglio dei ministri e dichiarando che se non avessimo ricevuto risposta saremmo scesi in piazza e lo avremmo fatto in tutta Italia. Siamo felici di ripartire, Il nostro lavoro ci manca, il pubblico ci manca, il poter dare vita alla condivisione dell’arte è per noi un privilegio, un’emozione. Ma ci chiediamo anche se questa smania di ripartire velocemente non ci getterà in una condizione di sfruttamento maggiore. Questa nuova normalità non può essere costruita sul nostro sacrificio. Stiamo già ricevendo le prime chiamate e leggiamo molte dichiarazioni in cui si dice che le pretese del mondo dell’arte dovranno essere ridimensionate per permettere la ripartenza. Chi ne pagherà i costi?". Poi la parola a Nicola Mancini, del Movimento Reddito di quarantena, "il nostro obiettivo è richiedere un reddito di base per tutti, e che ci sia un unico ammortizzatore sociale in grado di sostenere ogni categoria. Vogliamo un salario minimo garantito per evitare disparità, per eliminare il lavoro in nero ma anche per dare un valore al nostro lavoro". Continua: "siamo quelli che stanno dietro le quinte, e che molto spesso vengono dati per scontati. Per noi non c’è spazio per il distanziamento sociale, e le misure di precauzione che riguardano il distanziamento del pubblico sono solo la punta dell’iceberg. Tornare a lavorare in questa condizione di precariato già troppo radicato costituirà, per noi, una quotazione a ribasso della professionalità. Per questo motivo vogliamo istituire un tavolo di trattativa con un protocollo di sicurezza. Vogliamo coinvolgere le istituzioni, le rappresentanze sindacali, i lavoratori, insomma, non vogliamo essere abbandonati dallo stato". La cultura è un bene comune, è un bene necessario e non accessorio, per questo i lavoratori non possono rimanere inascoltati.