Claudio Pinti l'untore di Ancona va ai domiciliari: "Sono stanco ma sollevato"

Pinti lascia il carcere

Pinti lascia il carcere

Claudio Pinti da ieri pomeriggio è a casa, ha lasciato il carcere di Rebibbia, a Roma, per gli arresti domiciliari che trascorrerà nell’abitazione dei genitori, a Montecarotto. Un ritorno in famiglia, dopo tre anni di reclusione e l’arresto scattato il 17 giugno del 2018 quando i poliziotti della squadra mobile andarono a prenderlo nella stessa abitazione dove ha fatto rientro. A casa è arrivato attorno alle 17, scortato dalla polizia penitenziaria e con il braccialetto elettronico. Pinti ha abbracciato i genitori, ha potuto cenare a tavola con loro, poi ha chiamato il suo avvocato, Massimo Rao Camemi. "Sono stanco ma sollevato – le sue prime parole a casa riferite tramite il suo legale – adesso voglio solo riposarmi e aspetterò la Cassazione". Pochi pensieri ma raccolti e un fisico debilitato dalla malattia. L’udienza per l’ultimo grado di giudizio è fissata per il prossimo 10 settembre. Il suo legale si augura di arrivarci in maniera serena, soprattutto dopo il clamore mediatico che è scoppiato con l’accoglimento da parte della Corte di Appello della terza istanza presentata dalla difesa per chiedere i domiciliari (due erano state respinte) per il proprio assistito. Una notizia che ha suscitato un lungo sfogo sui social della ex fidanzata, Romina Scaloni, la donna che lo aveva denunciato per averle trasmesso l’Hiv con rapporti non protetti e senza dirle che era sieropositivo. Uno sfogo dove la Scaloni ha lamentato di essere stata "tradita" dalla giustizia. "Vorrei che questo processo continuasse a rimanere nelle aule di tribunale – dice l’avvocato Camemi –. Sorprende che le lamentele sono state da parte dell’avvocato Scaloni e della sua assistita su una misura cautelare che non riguarda lei ma un altro processo, quello dell’accusa di omicidio volontario per la ex compagna Gorini. Tutta altra storia. La pena per Romina è stata totalmente espiata da Pinti, due anni. Vorremmo affrontare un giudizio in Cassazione con serenità". La Procura generale intanto ieri mattina ha presentato appello al Tribunale del riesame per revocare i domiciliari a Pinti, condannato in secondo grado a 16 anni e 8 mesi per omicidio volontario (della ex compagna, morta di Aids) e lesioni gravissime alla ex fidanzata Romina. L’appello è stato presentato da Sergio Sottani unitamente al sostituto della Procura generale Cristina Polenzani. "Non riteniamo incompatibile la permanenza a Rebibbia - spiega Sottani -, può essere curato dal carcere". La decisione è stata presa autonomamente anche se gli avvocati di parte civile avevano presentato un’istanza alla Procura per l’impugnativa.

Marina Verdenelli