"Potere e tecnologia nel mondo di oggi"

Al festival Popsophia stasera alla Mole arriva il professore Michele Bellone docente di comunicazione della scienza

"Potere e tecnologia nel mondo di oggi"

"Potere e tecnologia nel mondo di oggi"

"George Orwell 1984, quarant’anni di distopie", ovvero un viaggio nei "peggiori dei mondi possibili", tra distopie e apocalissi climatiche. Stasera (ore 21.15) alla Mole di Ancona ‘Popsophia’ ospita Michele Bellone, giornalista scientifico e docente di storytelling e comunicazione della scienza alla SISSA di Trieste e all’Università di Pavia.

Professor Bellone cosa può anticiparci del suo intervento?

"Parlerò del rapporto con la tecnologia nel contesto della rappresentazione di un futuro distopico. Vedi l’uso della tecnologia per mantenere il potere. Spiegherò poi come ci rappresentiamo le catastrofi e il modo in cui le storie molto ‘negative’ ci attirano. E’ noto che queste, a livello giornalistico ‘funzionano’ molto di più. Noi ‘cerchiamo’ il male, e tendiamo ad abituarci a questo tipo di visione del futuro".

Perché questa attrazione?

"Il fatto negativo stimola il senso d’allarme. L’evoluzione ci ha portato a cogliere i segnali d’allarme. Oggi c’è una sovraesposizione al male, spesso spettacolarizzato. Avendo paura del futuro, cerchiamo storie che confermino il nostro pensiero. E’ un circolo vizioso".

Parlava di catastrofi.

"La prima è quella climatica, che stiamo vivendo da anni. Non si tratta, come mostrano i film, di un singolo evento che ‘spacca tutto’, come un meteorite. C’è anche la pandemia. E’ durata molto, e il virus circola ancora. Ma appena ci è sembrato che fosse passata abbiamo ‘mollato gli ormeggi’".

Nel ‘69 usciva ‘2001 Odissea nella Spazio’, con il computer Hal 9000 che si ‘ribellava’ agli uomini, poi film come ‘Il mondo dei robot’ e ‘Blade Runner’. Oggi, con l’intelligenza artificiale si teme ancora di più che la macchina domini uomo.

"Tendiamo a dimenticarci che la tecnologia è uno strumento. Conta l’uso che scegliamo di farne. ‘Umanizzare’ la macchina è una forzatura. Il cervello non è un pc. Macchina e uomo funzionano in modo diverso. Certo, oggi la nostra vita è sempre più condizionata dagli algoritmi".

Oggi con il ritorno della minaccia nucleare si rischia la catastrofe.

"Non ho le conoscenze politiche per sapere cosa accadrà. La guerra atomica non conviene a nessuno. Non bisogna perdere la speranza. In fondo anche la fantascienza ha attraversato fasi ‘ottimistiche’".

Le storie negative però affascinano di più...

"Non dobbiamo smettere di raccontare il male. Ma neanche dirci che non c’è più niente da fare. Chi vuole imporre lo status quo punta proprio a disincentivare a pensare un futuro diverso".

Raimondo Montesi