"Terapia al plasma, ora servono donatori"

L’appello del primario di Malattie Infettive a Torrette: "Le scorte stanno finendo, abbiamo ancora soltanto altri 80 trattamenti"

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di Marina Verdenelli

Solo quattro pazienti arruolati per la terapia al plasma e le scorte regionali basteranno per 80 trattamenti. Dopo l’approvazione per le Marche alla sperimentazione del plasma iperimmune, arrivata dal comitato etico nel maggio scorso, è questa la situazione in regione per una delle cure che l’assessore alla sanità Filippo Saltamartini è intenzionato a portare avanti. Ad oggi servono più donatori e lo studio per capire se la terapia funziona più di altre cure è solo a metà. "Non per colpa nostra – spiega Andrea Giacometti, primario della clinica di Malattie Infettive dell’ospedale di Torrette e coordinatore per le Marche del protocollo sperimentale – l’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, ci ha autorizzati solo a settembre. Prima ha dovuto accertare che i centri trasfusionali e quelli di malattie infettive fossero all’altezza. Quindi noi, pur avendo iniziato subito a raccogliere il plasma donato dai guariti, abbiamo arruolato solo 4 pazienti a questo studio di cui solo due scelti per la cura plasma. In tutta Italia sono circa 200 i pazienti che hanno partecipato a questo protocollo, ancora molto pochi rispetto ai 460 che aveva suggerito il primario di malattie infettive di Pisa, Francesco Menichetti, coordinatore dello studio a livello nazionale, per arrivare ad una efficacia della sperimentazione. Il protocollo quindi non è nemmeno a metà e per avere delle risposte sulla cura, se funziona più o meno di altre, bisognerà aspettare la prossima primavera ma a quel punto dovrebbe esserci già il vaccino". All’ospedale di Torrette il primo paziente sottoposto a questa cura è stato il 20 agosto. "Ma era per cura compassionevole – dice Giacometti – vale a dire quando non è stata ancora completata la sperimentazione clinica che ha una procedura diversa perché il paziente viene tracciato e l’esito della cura ha una evidenza scientifica che torna utile allo scopo per cui è partita. Nelle Marche c’è stato solo una grande uso di plasma senza evidenza scientifica. Torrette ha fatto 20 trattamenti, il Fermano uguale mentre a Pesaro 40. Adesso la metà delle scorte sono finite ed è più difficile trovare chi dona. Abbiamo plasma per 80 trattamenti, quantità non per tutti". Il primario invita i guariti a continuare a donare. "Può servire a curare altri pazienti – osserva Giacometti – il plasma non è un vaccino, è una terapia. La mortalità dei malati Covid sta scendendo, è meno del 10%, la stragrande maggioranza dei curati è stata dimessa. Prima vedevamo anziani, italiani, con polmoniti gravi, adesso molti stranieri, età media 40 anni, bengalesi, contagiati nel luogo di lavoro".

Sul vaccino della casa farmaceutica americana Pfizer il primario dà un parere buono ma sottolinea che mancano ancora le informazioni sulla tollerabilità quindi "bisogna vedere se gli anticorpi che sviluppa non facciano altri danni. In Italia arriveranno un milione di dosi se va bene, non basteranno per tutti".