Unico a uscire in mare, non sono un crumiro

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Luigi

Olivieri*

Sono uscito in mare contro tutto e tutti perché non volevo dargliela vinta. Alla fine soltanto la mia barca l’altra notte, la seconda di pesca dopo la prima collettiva di lunedì, è uscita dal Mandracchio. Mi sono preso gli insulti, le minacce e gli avvertimenti dei rappresentanti di altre marinerie, non della mia, hanno fatto pressioni sulla capitaneria di porto che poi mi ha scortato al rientro dopo la battuta di pesca. Non è stata mia intenzione di fare il crumiro, non io certo che vado in mare da quando aveva 12 anni e che, a 57 anni, ho contributi pagati da 42 anni. In una situazione del genere, con il prezzo del gasolio alle stelle e tutte le altre problematiche non risolte, qui si rischia seriamente di chiudere. Restare fermi e continuare a non uscire in mare significa morire, anche se i conti si devono comunque fare in perdita. È un lasso di tempo cruciale questo, le prossime settimane, fino ad arrivare al 28 luglio quando inizierà il fermo pesca obbligatorio. Arrivare a quel giorno potrebbe essere un obiettivo importante, nella speranza che le cose nel corso dell’estate possano cambiare, penso soprattutto al prezzo del gasolio. Alla fine la mia posizione, la mia scelta di uscire in mare è stata quella presa nella riunione tra associazioni della pesca dell’Adriatico a Civitanova e così dalla prossima settimana si tornerà a pescare. Facciamo bene, facciamo male? Secondo me uscire fuori rappresenta il male minore. Inoltre c’è una dignità che noi pescatori dobbiamo mantenere. Da tempo io sono uscito dall’associazione dei pescatori per motivi personali e da allora cerco ci andare avanti con le mie forze. Per questo l’altra sera ho deciso di uscire. Speriamo di poter continuare nella tradizione.

*pescatore