Un fumettista anconetano disegna l’iconico Dylan Dog: “Una consacrazione”

E’ forse il migliore fumetto italiano seriale che continua a resistere in commercio, un grande orgoglio per il disegnatore 45enne Andrea Fattori. Anche se “molti lettori si sono spostati sul manga”

Il fumettista anconetano Andrea Fattori, da lettore a disegnatore dell’iconico Dylan Dog

Il fumettista anconetano Andrea Fattori, da lettore a disegnatore dell’iconico Dylan Dog

Ancona, 5 maggio 2024 – ‘Dylan Dog’ è forse il migliore fumetto italiano seriale che continua a resistere in commercio, perciò diventarne il disegnatore, come è capitato al 45enne anconetano Andrea Fattori, è la consacrazione per un fumettista. Lo conferma anche lui: "In un certo senso è così", ma subito dopo si schermisce: "anche se l’impatto sulla società è inferiore agli anni Novanta-Duemila; il fumetto seriale in genere soffre la stessa crisi di tutta l’editoria. Inoltre, molti lettori si sono spostati sul manga, forse perché gli editori giapponesi sono più bravi a intercettare i nuovi gusti".

Non è finta modestia, questa, ma il realismo e l’umiltà dei grandi. Del resto, Fattori non nasconde di sentirsi orgoglioso di avere pubblicato la sua prima storia su Dyaln Dog nello stesso numero in cui si trova l’ultima firmata da un grande maestro del fumetto italiano come Carlo Ambrosini, morto lo scorso anno. Le due storie, infatti, si susseguono nel numero 24 di "Dylan Dog Oldboy", uscito ad aprile. Oltre alle tavole sceneggiate da Alessandro Russo e disegnate da Fattori, inititolate "Il dilemma dell’aragosta", il lettore troverà anche "Anime mutanti", l’ultima storia dylaniata scritta e disegnata da Ambrosini. A unirle è il tema della metamorfosi.

Per chi non conoscesse "Dylan Dog", si tratta di un fumetto pubblicato da Sergio Bonelli Editore fin dal 1986, e secondo per vendite solo a "Tex". Il protagonista è un "indagatore dell’incubo". Quintessenza dell’arte moderna, in bilico fra trivialità e assoluto, è un’opera di genere, ma che attraversa i generi, dal giallo all’horror, dal realismo al fantastico. A Fattori piace da quando era un lettore della serie. "Apprezzavo la sensibilità con cui era scritto il personaggio – ci spiega, – come venivano trattati i mostri, ribaltando i punti di vista. C’era un mescolamento di poesia e horror, dove il terrore non era mai fine a se stesso, ma serviva per raccontare le debolezze umane. Anche il comparto grafico era notevolissimo, da Claudio Villa a Angelo Stano, da Piero Dall’Agnol e Nicola Mari allo stesso Ambrosini".

Come è arrivato, dunque, il nostro Fattori a essere sesto tra cotanto... segno? Dopo avere esordito come fumettista vent’anni fa con gli inchiostri di "Mambo italiano", è approdato alla Star Comics nel 2007 con i disegni di "Jonathan Steele", quindi è entrato alla Bonelli disegnando il numero 66 di "Brendon" nel 2009. Ha iniziato a confrontarsi con l’indagatore dell’incubo nel 2019, disegnando i numeri 3 e 4 di "Morgan Lost & Dylan Dog". Fu appena un assaggio, però. Solo quest’anno, infatti, ha potuto disegnare una storia dedicata esclusivamente al romantico e ironico investigatore, creato dallo scrittore e sceneggiatore Tiziano Scalvi. Icona di stile, con la sua giacca nera, su una camicia rossa dai polsini slacciati e fuori dai blue jeans, l’investigatore dell’incubo, rivoltella alla mano, affronta i mostri che da Dracula e Frankestein in poi non hanno più smesso di infestare il nostro immaginario.