La storia dei Loewenthal, ebrei anconetani. "Deportati ad Auschwitz, ma uno si salvò"

Ingiustamente accusati di comportamenti antiregime finirono nel mirino e internati nel campo di concentramento tedesco. Uno dei figli, Ivo, trovò riparo nella casa di Maria Principi Mancinelli che rischiò la vita per nasconderlo dalla furia fascista

La storia dei Loewenthal, ebrei anconetani

La storia dei Loewenthal, ebrei anconetani

Ancona, 25 gennaio 2023 - C’è una storia che (quasi) nessuno conosce. È la storia dei Loewenthal, una famiglia ebrea anconetana, dilaniata dall’ideologia nazifascista. Guido Loewenthal e sua moglie, Eugenia Carcassoni, avevano 5 figli: Alfio, Ivo, Elsa, Lola e Sara. Tutti ebrei. Guido era un venditore ambulante di Ancona, mentre Ivo faceva il verniciatore in giro per la città. Il primo morirà nel campo di concentramento di Auschwitz, il secondo si salverà, rifugiandosi ad Appignano. Ma perché vengono entrambi internati in un campo di concentramento? A riavvolgere il nastro della storia, è lo storico Marco Labbate, assegnista di ricerca all’università di Urbino: "Alla fine di agosto del 1940, ad Ancona, dietro il palazzo del Littorio (attuale sede del Comune), vengono rinvenute delle scritte rosse antiregime, quali ‘Abbasso Mussolini’, ‘Viva il Re’ e ‘Viva Mazzini’".

E l’allora prefetto dorico Tulio Tamburini – futuro capo della polizia della Repubblica sociale italiana – vuole a tutti i costi trovare i colpevoli. Così, "pensa ai venditori ambulanti giudaici, a cui erano appena state ritirate le licenze". Ne verranno fermati 9, di cui 4 saranno spediti al campo: "Due erano simpatizzanti repubblicani, gli altri due erano i Loewenthal , padre e figlio". Se Guido era ebreo osservante, il figlio Ivo si era inimicato le istituzioni, poiché "mesi prima, a Fabriano, aveva osato rispondere a una provocazione squadrista, dicendo ‘Sì, sono ebreo e me ne vanto’".

Curioso è che nel rapporto del prefetto si scrive come "non vi fossero prove nei loro confronti: per questo non viene preso alcun provvedimento di polizia, ma vengono mandati al campo. È dal ministero dell’Interno che verranno cambiate le parole del rapporto. Si scriverà che a realizzare quelle scritte furono i Loewenthal e altri ebrei, anche se – ribadisce Labbate – non v’era alcuna prova".

I Loewenthal vengono perciò internati prima a Gioia del Colle, poi a Isola del Gran Sasso e infine ad Urbisaglia. "In più occasioni, Eugenia, moglie di Guido, chiede la liberazione del marito e del figlio. Lei era malata di Parkinson (e in parte paralizzata) e necessitava di assistenza". Tra l’altro, in famiglia la situazione non era rosea: solo uno dei figli lavorava, gli altri erano disoccupati o malati e Alfio era costretto ai lavori forzati. "Nel gennaio ’43, Guido (61enne) ottiene la grazia e viene liberato, mentre Ivo verrà rilasciato dopo il 25 luglio, con la caduta del regime". Ancona entra quindi a far parte della Repubblica sociale italiana e viene occupata dai tedeschi.

"Molti ebrei si trasferiscono dalle città alle campagne, ritenute più sicure. Dalla provincia anconetana, viene deportato un solo ebreo e in molti si salvano grazie al contado, la rete messa in piedi da sacerdoti, con l’aiuto (talvolta) di alcuni carabinieri". Guido, Eugenia, Ivo e qualche fratello si spostano vicino Macerata. Qui, papà Guido incontrerà la morte: "Il 19 febbraio ’44, Ivo sposa Zoe Stacchetti e organizza una piccola festa, ma ad un tratto arriva la polizia fascista. Ivo intuisce la pericolosità della situazione e scappa dalla finestra".

Pure Guido si nasconde, ma Eugenia non può: è paralizzata. Ad essere presa è proprio lei: "Guido esce allo scoperto e prega che venga deportato lui anziché la moglie". Verranno prelevati entrambi e destinati prima a Pollenza, poi a Fossoli e in ultimo ad Auschwitz: "Eugenia morirà nel (disumano) tragitto, mentre Guido nelle camere a gas". Il figlio Ivo, invece, troverà riparo a casa di Maria Principi Mancinelli, che rischiò la vita per salvare quella di Ivo: "La polizia si recò a casa di Mancinelli due volte, ma nessuno trovò mai Ivo. Era nascosto troppo bene e riuscì a salvarsi".