Michela Silvestrini: "La vita distrutta da chi voleva farmi fuori dalla politica"

L’ex esponente della Lega: "Coinvolta anche mia figlia, si sentiva in colpa"

Michela Silvestrini, ex esponente della Lega

Michela Silvestrini, ex esponente della Lega

Ancona, 7 aprile 2023 – Uno sfogo adolescenziale su Instagram è stato trasformato in un caso politico: i fatti risalgono al 2018, protagonisti della vicenda la ex militante della Lega Michela Silvestrini e gli attuali consiglieri comunali di Fratelli d’Italia Marcello Liverani e Davide Da Ros. Tutto è partito da un post a giugno 2018 della figlia della Silvestrini, lo stesso che quattro mesi dopo è diventato oggetto di una segnalazione ai servizi sociali dell’Asur di Senigallia. Un fulmine a ciel sereno per la donna difesa dall’avvocato Roberto Paradisi che è riuscito a dimostrare "l’intento delittuoso dei due finalizzato a colpire un’avversaria politica interna”.

Liverani e Da Ros sono stati condannati in primo grado per diffamazione, a 6 mesi di reclusione con sospensione condizionale della pena oltre a un risarcimento dei danni di 15 mila euro e al pagamento delle spese legali a favore della parte civile.

Signora Silvestrini per lei quella segnalazione è arrivata inaspettatamente…

"A fine novembre 2018 ricevetti una telefonata dove mi dicevano che c’era una segnalazione per criticità verso la mia figlia maggiore e che per questo sarei dovuta recarmi all’Asur poliambulatorio insieme al mio ex marito per un colloquio. Al mio arrivo c’erano assistente sociale e psicologo poi sono susseguiti incontri singoli che hanno riguardato me, il mio ex marito e mia figlia. Dalle persone che mi hanno segnalato ero stata descritta come una poco di buono, una madre che dava più importanza ai social piuttosto che alla propria figlia, che avrei frequentazioni poco raccomandabili e altre espressioni di particolare gravità".

Lei cos’ha pensato dopo il primo incontro?

"Questo è uno sgarbo politico, perché se sei preoccupato per una ragazzina segnali un post dopo quattro mesi? E inoltre, io ho due figlie, una ne trascuro e l’altra no?".

Lei e sua figlia, come avete vissuto questa vicenda?

"Assistente sociale e psicologo hanno chiuso il caso in sei mesi. Non smetterò mai di ringraziare l’avvocato Paradisi, sia per la professionalità, ma anche per l’umanità e la delicatezza con cui ci è stato vicino. Mi è venuta l’alopecia da stress, vivevo con l’angoscia e la paura che, se qualcosa andasse storto, mi avrebbero portato via mia figlia. Anche la bambina si è trovata coinvolta in una cosa più grande di lei e senza capire il perché, si sentiva in colpa e tante volte ha pensato ‘guarda in che situazione ho messo i miei genitori’".

Si occupa ancora di politica?

"Certamente, ma da spettatrice. Ho riconsegnato la mia tessera nel 2019, questo forse era il loro intento, in molti mi hanno detto che era un errore, ma se per una passione devi rimetterci la famiglia, non esitato ed ho scelto la famiglia. In questi cinque anni mi hanno richiamato in tantissimi, però ho detto no, nonostante questo mi faccia male, per mettersi in politica significa mettersi al servizio dei cittadini".

In questi giorni sta ricevendo molti attestati di solidarietà…

"Si, ma c’è anche chi ricopre un ruolo per cui avrebbe dovuto farsi sentire e non lo ha fatto, come l’assessore alle Pari Opportunità Cinzia Petetta, credo che per lei, organizzare qualcosa per il 25 novembre, la giornata nazionale contro la violenza sulle donne sarebbe un’ipocrisia, quella nei miei confronti è stata una violenza psicologica reale e tangibile. A volte bisogna avere il coraggio di alzare la testa e di andare contro il proprio partito se è necessario. Sono rimasta molto delusa anche dagli ex miei compagni di partito, mentre sono rimasta positivamente sorpresa da avversari politici che, come Maurizio Mangialardi hanno trovato le parole giuste".

Ci sono persone della maggioranza che si sono fatte sentire?

"Lo ha fatto pubblicamente il consigliere Cosmo Damiano Luigi Rebecchini e un’altra persona in privato. Poi ci sono persone come la Leonardi, informata dalla sottoscritta, che hanno la sentenza in mano e non hanno speso una parola".