Bar e ristoranti brindano alla normalità

Da oggi si può tornare a mangiare al chiuso. Disco verde anche per le consumazioni al bancone. I locali: "Occorre prudenza"

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Tirano un sospiro di sollievo ristoranti e bar. Fino ad ora si sono barcamenati per gestire spazi esterni strappati all’asfalto, ma soprattutto è stato il meteo il peggior nemico dei tavoli all’aperto. Oggi è una data importante per il settore: nel calendario delle riaperture in Italia, nelle regioni in zona gialla come l’Umbria, disco verde nei ristoranti ai pranzi e alle cene al chiuso. E nei bar si potrà riprendere a gustare il caffè al bancone.

"Sono felicissimo – dice Simone Ciccotti, lo chef della Trattoria san Lorenzo, che per colpa della movida indisciplinata era stato costretto a togliere i tavoli dalla piazza –. Da oggi potrò riaprire le porte della mia cucina e dare sfogo a tutta la creatività del mio staff. Ma mi appello al buon senso e alla prudenza: rispettiamo le regole per il bene di tutti". Anche Anna Castellani, ristorante L’Altromondo, brinda alla data che sdogana le consumazioni all’interno. "Per noi che non avevamo spazi all’aperto, se non due-tre tavoli risicati nella piazzetta di via Cesare Caporali – spiega l’imprenditrice – è importante poter tornare a lavorare come d’abitudine. Per il settore è vitale fare il suo mestiere con serenità, anche perché stanno tornando i turisti e vogliamo accoglierli nel migliore dei modi".

Sorridono anche i bar. Anna Rita Coppola (Caffè Vannucci): "Tornare a consumare al banco significa tanto sia a livello psicologico che di costi". Le fa eco Umberto Mazzeschi, Twins Bar, via Caporali: "Un raggio di sole. Ora speriamo che arrivino i turisti".

Buone notizie dunque e ottimismo perle attività che non avendo spazi all’aperto hanno visto prolungato di qualche settimana il proprio ‘lockdown’. Confcommercio però lancia l’allarme: "Non saranno tutte rose e fiori: i problemi che queste imprese devono affrontare – avverte – sono ancora molteplici e tra questi la mancanza di personale. A livello nazionale mancano all’appello circa 150mila lavoratori. In particolare – prosegue Fipe Confcommercio – stiamo parlando dei 120mila professionisti a tempo indeterminato che nel corso del 2020, a causa dei troppi impedimenti imposti alle nostre attività, hanno preferito cambiare lavoro e interrompere i loro contratti. Si tratta di cuochi e bar tender di lunga esperienza, attorno ai quali, spesso, sono state costruite intere imprese. A questi si aggiungono altri 20mila lavoratori che lo scorso anno lavoravano a tempo determinato e che oggi, anche alla luce dell’incertezza sul futuro, potrebbero preferire strumenti di sostegno al reddito, invece di un vero impiego".

Silvia Angelici