Bollettino Covid, è l'ora di sospenderlo o di cambiarlo. Ecco chi è a favore e chi no

Disputa tra esperti. Tra le ragione di una cancellazione o di una radicale trasformazione, il numero dei decessi e il modo di conteggiarli. L'ipotesi di una statistica settimanale

È battaglia anche dura  sul bollettino quotidiano Covid, pubblicato dal ministero della Salute, Con la comunità scientifica divisa tra chi non lo ritiene più utile, o ddirittura dannoso, e ne chiede la cancellazione o un radicale cambio di formula, soprattutto nel computo dei decessi, o chi invece vuole che rimanga tale e quale,

Ad accendere il dibattio e il fuoco della polemica, che da tempo covava sotto la cenere è stato Francesco Vaia, direttore del''Istituto Spallanzani di Roma, in una intervista su Libero. " Basta col bollettino dei morti di Covid". L'aumento dei decessi "non mi preoccupa affatto. In questo momento non vi sono assolutamente elementi di allarme, con buona pace di chi continua a terrorizzare e a profetizzare sciagure, facendo un danno incalcolabile al Paese, soprattutto ai più giovani". "Serve conteggiare diversamente i decessi. Non è semplice, ma dobbiamo provarci. Il bollettino quotidiano con quel tipo di dati, che oggi sono per forza di cose poco precisi nel delineare il quadro clinico reale, va eliminato. A cosa serve, siamo onesti, se non a mantenere quello stato di angoscia che tanti guasti ha procurato? Pensiamo al tasso di suicidi, che è aumentato in maniera davvero preoccupante, soprattutto nei giovani. Lo dico chiaramente: chi ritiene che questa comunicazione vada mantenuta fa tanto male al Paese" . A ruota  l'epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all'Università del Salento:  "Sono d'accordo che divulgare il bollettino quotidiano Covid dei decessi ha poco senso. La sorveglianza del virus deve comunque proseguire in modo accurato. Una buona alternativa potrebbe essere la sola pubblicazione di un bollettino settimanale di tutti i dati".

Per Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, "il bollettino Covid quotidiano va sicuramente eliminato. Se proprio si vuole mantenerlo lo si faccia una volta a settimana. Ora che arriva l'influenza che facciamo un bollettino con tutti i casi ogni giorno? Dobbiamo cambiare". Sulla stessa linea  Mauro Minelli, responsabile per il Sud Italia della Fondazione per la medicina personalizzata: "Dopo più di 2 anni e mezzo si potrebbe anche rinunciare al bollettino quotidiano e pensare a qualcosa di più significativo e più profondo sul piano del monitoraggio e della sorveglianza epidemiologica" 

Sul fronte dei contrari, in prima linea si schiera Massimo Galli, già direttore del reparto di Malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano. "Sono assolutamente contrario all'eventuale cancellazione del bollettino quotidiano sui dati  Covid. E' giusto che ogni giorno sia data informazione di ciò che si registra, decessi compresi. Non vedo in modo positivo un atteggiamento protettivo dell'opinione pubblica che, in questo modo, si presuppone composta da persone irresponsabili a cui celare le cose". "I dati vanno riferiti, con trasparenza, fino alla fine dell'epidemia. Non sono d'accordo in maniera radicale su una tesi di riduzione dell'informazione: i dati vanno elaborati ogni giorno e forniti a tutti quotidianamente".  

Più ecumenico Walter Ricciardi, docente di Igiene all'Università Cattolica: " Non pubblicare più quotidianamente il bollettino quotidiano Covid?"E' una questione di comunicazione. La sorveglianza sanitaria e l'acquisizione dei dati sono fondamentali, così come la trasparenza dei dati che devono essere disponibili e accessibili per tutti. Ma il come comunicarli e spiegarli è una scelta del Governo e delle istituzioni. L'importante è che tutti gli attori coinvolti possano accedere alle informazioni".Ciò a cui non si può assolutamente rinunciare, continua Ricciardi, è che "chi deve prendere decisioni lo possa fare sulla base di elementi oggettivi. Faccio riferimento a quello che ha detto ieri Giorgio Parisi", Nobel per la Fisica, "ovvero che la politica viaggia su una strada buia che può essere illuminata solo dalla scienza. Penso che i politici si trovano a prendere decisioni difficili molte volte senza avere 'luce'. E la scienza è l'unica cosa che li può aiutare a scegliere soluzioni efficaci ed efficienti. Tanto più in una pandemia. Se si chiudono i fari, si va a sbattere. La sorveglianza sanitaria, l'intelligence epidemiologica sono un perno irrinunciabile".