Forza Italia, Cangini: "Mai con la Lega di Salvini. Il populismo uccide la politica"

Il senatore lascia il partito: "Ha prevalso la deriva più oltranzista. Difficile che Draghi possa avere un ruolo"

Il senatore Andrea Cangini

Il senatore Andrea Cangini

Roma, 21 luglio 2022 - Altro addio, quello di Andrea Cangini. Prima legislatura, giornalista prestato alla politica, il senatore lascia Forza Italia.

Decisione sofferta, immagino. "Molto".

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Ha parlato con Berlusconi prima del gran passo? "Mercoledì l’ho chiamato, non mi ha risposto".

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Cosa l’ha spinta a tanto? "Abbiamo dato a Draghi 55 voti di fiducia e poi gliela neghiamo quando lui ci guarda negli occhi e ci dà quello che chiedevamo. Dal taglio del cuneo alla riforma del reddito di cittadinanza".

Sui 5 Stelle non era stato tanto netto nel primo intervento. "L’unica condizione che avevamo posto, secondo me sbagliando perchè gli abbiamo attribuito un ruolo politico che non meritano, è che non ci fossero più quei cialtroni dei grillini. Loro hanno detto che non avrebbero votato la fiducia e noi abbiamo fatto altrettanto. Davvero non capisco".

Sostenere Draghi voleva dire rinunciare a un grosso vantaggio elettorale in autunno. È così assurdo non averlo fatto? "È probabile che il centrodestra vinca ma il 25 settembre lo farà in un contesto di rovine. Io sono convinto che avrebbe vinto anche tra otto mesi, però con un paese parzialmente risanato e in un clima di fiducia internazionale ricostruita. In questo lasso di tempo poteva esserci il necessario chiarimento con le forze migliore del centrodestra".

A chi si riferisce? "A Fd’I. Nella Lega di Salvini non c’è speranza. Ma mi auguravo che Giorgia Meloni avrebbe avuto la voglia e il coraggio di rendersi credibile come forza alternativa di governo".

È possibile che qualche mese in più o in meno faccia questa differenza? Quali sono le conseguenze di questa scelta? "L’Italia torna ad essere l’Italietta inaffidabile governata da cicale irresponsabili. Il danno economico sarà enorme e lo pagherà chi già è in difficoltà".

Perché Berlusconi ha deciso di seguire Salvini? "Non me lo spiego e non azzardo ipotesi su un leader che comunque rispetto. Ma la deriva non è iniziata in questi giorni".

Cosa vuole dire? "È una tendenza che denuncio dall’inizio della legislatura ma è stato inutile, si è rafforzata sempre di più".

Guardiamo oltre: Draghi è fuori dai giochi politici o deve continuare ad avere un ruolo? "Temo che sarà difficile convincerlo ad avere un ruolo. Tra lui e Monti in comune c’è solo il nome. Anche se il paese avrebbe bisogno di lui".

Molti partiti impugnano la sua agenda e promettono di portarla avanti se vinceranno le elezioni. Potrebbe esser il collante di una coalizione? "Un collante senza colla non mi sembra facile".

E lei come si vede? "Sono abituato a fare scelte di principio, guidate dall’istinto e dai valori in cui credo, convinto che qualcosa di buono ne verrà fuori. Di certo, non andrò a sinistra".

C’è grande fermento al centro. Può essere un’opzione? "È una fase il paese ha bisogno di persone competenti, responsabili. Ce ne sono in tutti i partiti anche se non tutti hanno la forza di tirar fuori gli attributi. È il momento di uscire allo scoperto e di contrastare il populismo che uccide la politica. E se la politica muore, muore l’Italia".

Esclude di poter tornare con chi ha buttato giù Draghi? "Sono stato cresciuto nel rispetto della politica e del culto delle istituzioni: lo escludo".

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