"Un rene e il fegato per pagare le bollette". La protesta della fioraia

La provocazione di Linda Bargellini, fioraia di Pontorme. "Le piccole botteghe sono allo stremo. Dopo la pandemia non meritiamo questo"

La fioraia di Pontorme, Linda Bargellini, con il cartello provocatorio sul caro bollette

La fioraia di Pontorme, Linda Bargellini, con il cartello provocatorio sul caro bollette

Empoli, 21 gennaio 2022 - "Un fegato per una bolletta". Se ci fosse uno slogan, o meglio un hashtag per essere "social", probabilmente sarebbe questo. La provocazione arriva da una piccola bottega di quartiere. Siamo nella frazione empolese di Pontorme e davanti alla vetrina, tra rose rosse e ciclamini, spunta un cartello di protesta. Scritto a mano, con pennarelli colorati, parole evidenziate ed un disegno. Per rendere meglio l’idea. "La fioraia vende un rene allo Stato italiano. Quarantacinquenne vende i propri organi per sopravvivere ai rincari di utenze che uccidono definitivamente le piccole botteghe". 

Un messaggio schietto quello firmato da Linda Bargellini, titolare de "I fiori di Linda", che non è il primo a suscitare curiosità alimentando il dibattito sul web. Nel maggio del 2019 con un manifesto antifascista, la Bargellini aveva esposto, sempre nel negozio di via Giro delle Mura Nord, un cartello per sottolineare la sua presa di posizione politica in un momento in cui la destra conquistava larghi consensi in Toscana. "Questo negozio non tollera il fascismo, il razzismo e chi soffre di xenofobia. Meglio povera che fascista".

Un foglio appeso sulla porta, che anche in quell’occasione ebbe picchi di consenso altissimi. Questa volta il tema "urgente" riguarda il caro bollette. "Ci vogliono ironia e coraggio per sdrammatizzare una realtà così cruda - si legge in postilla - In questo Paese stanno morendo i negozi di quartiere per lasciare spazio solo alle grandi distribuzioni, ai colossi, alle multinazionali".

A spingere la negoziante al gesto è stata la situazione, drammatica, che tanti commercianti stanno vivendo "e per la quale non si possono che richiedere interventi urgenti e strutturali di politica industriale". "Se arrivi a scrivere certe cose grottesche - dice con amarezza Bargellini, che ha avviato l’attività 4 anni fa - è perché non si può e non si deve far finta di niente. Il salasso vero deve ancora arrivare, sono in attesa dell’ultima bolletta dell’energia elettrica che arriverà il prossimo mese. Ma già a dicembre sono caduti addosso 120 euro di tasse in più. Rispetto al dicembre del 2020? Il doppio. Mi sono confrontata con altre colleghe, siamo tutte con l’acqua alla gola ed il San Valentino, che è la nostra festa per eccellenza, non ci salverà". 

Già. Perché una rosa non la puoi vendere a 20 euro. Ma intanto i costi delle materie prime lievitano, "i fiori non si trovano, tanti fornitori hanno chiuso, è cambiato il modo di lavorare. Si naviga a vista, entrando in negozio con 5 euro in cassa ed uscendo la sera senza guadagni ma con tante, troppe preoccupazioni". Il negozio di Pontorme ha chiuso durante il lockdown per ripartire ad aprile 2020 con le consegne a domicilio. "Ho sempre lavorato - si sfoga Bargellini - e non c’è stato alcun sconto sugli affitti. Sono indietro di un anno sui pagamenti, con un figlio adolescente da mantenere. San Valentino servirà giusto a saldare i debiti. Dopo due anni di pandemia, non è l’aumento delle bollette che ci meritiamo".

L’invito è a tirar fuori la voce. "Spente le luci del Natale sulla città, le piccole botteghe tornano nel buio. Specialmente quelle di quartiere. Cosa possiamo fare? Solo manifestare la nostra difficoltà. E per un commerciante non è semplice. In tanti hanno perso il lavoro, altri lo perderanno. Se dovessi chiudere non saprei da dove ricominciare. Non mi resta più niente da dare. A parte fegato, reni e polmoni".

Ylenia Cecchetti