Covid e bambini, protesta dei genitori: "I pediatri non visitano più". La replica: falso

Il Moige: "Non possono più rifiutarsi di visitare i piccoli e fare tutto su WhatsApp. Basta prescrivere per ogni minimo sintomo un tampone. Famiglie costrette a rivolgersi a operatori privati, i costi diventano insostenibili". La difesa: facciamo il massimo, le regole servono per proteggere i più deboli

Uno studio pediatrico (Foto Canali)

Uno studio pediatrico (Foto Canali)

Roma, 27 agosto 2021 - Il grido dei genitori disperati è rivolto ai pediatri del Servizio sanitario nazionale: "Visitate i nostri bimbi, non tutti i sintomi si possono affrontare facendo un tampone per il Covid e aspettando giorni prima di avere risposte. E' ormai un anno e mezzo che saltano migliaia di visite per i piccoli italiani, il pediatra di base ormai sta svolgendo il mestiere in smart working e questo non è accettabile". Il Moige (Movimento italiano genitori) riporta quanto segnalato da tanti genitori italiani, da nord a sud dello Stivale, riguardo "la difficoltà di eseguire visite mediche con i pediatri di riferimento – quelli operanti nel settore pubblico – e di conseguenza sul rischio evidente per il diritto alla salute dei minori che deriva da tale situazione, conseguenza della pandemia Covid-19". E' una nota molto diretta e piena di malessere quella del più grande ente italiano che rappresenta le madri e i padri. "Dottoressa, mio figlio ha il catarro da qualche giorno, può visitarlo?", ma la risposta è sempre la stessa: "Signora, le prescrivo un tampone, poi se è negativo mi porta il bimbo in ambulatorio, altrimenti non posso rischiare".

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In molti casi - prosegue il Moige - "è difficile prenotare o sostenere una visita pediatrica, e non basta il consulto a distanza su WhatsApp o la consulenza in smart working. Non è difficile però immaginare quali conseguenze possono originare da una situazione del genere: questa rarefazione delle visite di controllo, l’annacquamento sostanziale del meccanismo di prevenzione che permette di intercettare in anticipo patologie e disturbi di ogni tipo nei bambini, rappresentano elementi chiari. Senza dire dello sforzo economico aggiuntivo richiesto ai genitori, chiamati a rivolgersi a operatori privati". In assenza di un consulto o una visita in ambulatorio dal proprio pediatra di riferimento, le famiglie italiane sono costrette a sborsare dai 70 ai 120 euro per richiedere l'assistenza a un dottore privato che senza problemi si presenta a casa e verifica le condizioni del bambino.

La replica dei pediatri non tarda ad arrivare. "I circa 7mila pediatri di famiglia italiani hanno da sempre l'obiettivo di tutelare il diritto alla salute dei minori e la stragrande maggioranza di loro ha continuato a lavorare incessantemente nei propri studi nel corso di tutta la pandemia", dicono il vice presidente nazionale Fimp Antonio D'Avino e la segretatia regionale Giannamaria Vallefuoco. E chiariscono: "Si sono usati consulti a distanza solo in alcuni casi selezionati e in specifiche condizioni cliniche. La volontà dei pediatri è di proseguire l'assistenza dei bimbi italiani in presenza, come durante quest'anno e mezzo, ma è importante farlo in sicurezza. Il ministero della Salute ha indicato con precisione quali sono i sintomi più comuni del Covid e ha specificato che il tampone rino-fairngeo è il solo test diagnostico che consente di escludere o confermare l'infezione". E i medici dei minori concludono: "Serve la massima collaborazione e comprensione da parte dei genitori, affinché vengano evitate possibili e pericolose esposizioni al Covid nelle sale d'attesa. Le regole esistono non per un capriccio dei pediatri, ma per tutelare i molti bambini estremamente fragili che potrebbero pagare a carissimo prezzo un contagio da Covid".

"Quanto riportato non sminuisce certo l’operato dei tanti pediatri che stanno operando, in condizioni difficilissime e in tutta Italia, per la tutela e la sicurezza dei bambini. Nessuno, ovviamente, intende sminuire questo sforzo. Ma anzi, al contrario, proprio per omaggiare il loro impegno è necessario che le istituzioni sanitarie restino vigili, garantendo la tutela del diritto alla salute dei minori, anche procedendo con un piano straordinario di recupero di visite ed esami andati perdutiPortiamo allo scoperto la difficoltà di alcune famiglie di far sostenere ai propri figli esami e visite pediatriche”, commenta Antonio Affinita, direttore generale Moige. “Chiediamo alle istituzioni sanitarie uno sforzo straordinario per recuperare queste visite e garantire il diritto alla salute dei minori, evitando che i genitori debbano sostenere a lungo un aggravio economico rivolgendosi al privato”, conclude.