Covid, il primo caso due anni fa a Roma: coppia di turisti cinesi allo Spallanzani

Era il 29 gennaio 2020, le sirene spiegate attraversano la città per arrivare allo Spallanzani con due turisti gravi, già sotto ossigeno. Il giorno dopo l'annuncio di Conte: "Il Covid è in Italia". Venne dichiarato lo stato di emergenza, dallo Spallanzani il bollettino numero 1

Ospedale del Mare, pazienti Covid

Ospedale del Mare, pazienti Covid

Roma, 28 gennaio 2022 – Due anni di pandemia e un’immagine che resterà scolpita nella memoria dell’Italia, ma soprattutto dei romani: una coppia di turisti cinesi arriva a Roma con i sintomi del Covid, sirene spiegate per tutta la città e il ricovero d’urgenza allo Spallanzani di Roma. Gli italiani hanno iniziato a tremare, era il 29 gennaio del 2020. Non si sapeva ancora molto del virus cinese, da lì a poco sarebbero emersi il paziente zero di Codogno e i primi casi nel Veneto, il resto è storia. Una storia, però, non ancora finita.

D’Amato: “Fu il primo contact tracing in Italia”

"Domani ricorrono i due anni dai primi casi Covid in Italia. La coppia di coniugi cinesi Xianming Liu e Yamin Hu, fu il primo contact tracing del covid. Per la prima volta fu ricostruito tutto il percorso e l'albero dei contatti. Dopo alcune ore dal sopraggiungere del mezzo in bio-contenimento a via Cavour furono isolati anche il resto dei turisti che stavano viaggiando in pullman verso Cassino". Lo ricorda l'assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D'Amato, nel bollettino Covid quotidiano. Domani, alle 12, all'Inmi Spallanzani di Roma si svolgerà un evento dedicato a due anni di pandemia. "Dopo 48 ore il virus fu isolato nel laboratorio di virologia dell'istituto spallanzani e messo a disposizione il sequenziamento della comunità scientifica internazionale – prosegue D'Amato –. La coppia fu curata allo spallanzani e successivamente al San Filippo Neri. Nel loro messaggio di saluto ringraziarono il nostro paese che: 'Tanto desideravamo conoscere, ma il destino ci ha impedito di fare come sognavamo. Speriamo davvero di poter avere una seconda occasione di poterlo fare in futuro. Auguriamo a tutti gli italiani di poter superare il prima possibile questo periodo difficile e di rialzare lo sguardo verso un cielo azzurro e un sole luminoso''.

Cosa è successo quel giorno di due anni fa

Una coppia di turisti cinesi, 67 anni lui e 66 lei, in ambulanza, i volti terrorizzati, già con la maschera dell'ossigeno. Tra lampeggianti, le luci delle telecamere, i giornalisti assiepati – ancora era possibile – sotto un vento gelido. È l'immagine choc con cui, la notte del 29 gennaio di due anni fa, il Covid si è presentato ufficialmente in Italia. Chi da cronista seguiva già con preoccupazione in quei giorni l'andamento dell'epidemia di quello strano, sconosciuto e letale virus nato– si pensava – nel mercato del pesce di Wuhan, ricorda il clima plumbeo di quei momenti.

Gli aeroporti militarizzati dai controlli della febbre – alla fine saranno decine di migliaia, ma i risultati nulli: non sapevamo che il vero problema del contagio sono gli asintomatici – i falsi allarme che spuntavano come funghi da varie città italiane, le smentite dell'Istituto Superiore di Sanità, chiamato a processare i tamponi – procedura allora seguita praticamente minuto per minuto, e oggi esplosa in una routine fatta di oltre un milione di test al giorno – le comunità cinesi in Italia tempestate di interviste per prevenire le sporadiche pulsioni razziste. E insieme, le rassicurazioni: l'allarme in Italia non c'è e l'Oms ancora stenta a dichiarare l'emergenza globale.

Tutta l’Italia con il fiato sospeso

L'aria, insomma, era che fosse solo questione di tempo. E il momento arriva, è chiaro a tutti, quando il 29 gennaio in serata si diffonde la notizia: un pullman di turisti cinesi è stato bloccato in autostrada dalle forze dell'ordine, e riportato a Roma a sirene spiegate, direzione Spallanzani. Due di loro, si scoprirà, marito e moglie, hanno accusato sintomi sospetti, soprattutto l'uomo, la donna si aggraverà nei giorni successivi. Poi il tampone ha confermato il timore peggiore: Sars-Cov-2. I due venivano proprio dalla provincia di Wuhan, erano sbarcati a Malpensa la settimana prima, avevano viaggiato da turisti su e giù per l'Italia.

Sigillata e igienizzata la stanza all'Hotel Palatino, nel cuore di Roma, dove i due cinesi avevano soggiornato, scatta la psicosi. La coppia viene ricoverata allo Spallanzani, mentre miracolosamente i tamponi sui loro compagni di viaggio danno tutti esito negativo. Inizia tutto da qui. Lo stesso giorno, a tarda sera, il premier Conte annuncia agli italiani che il virus è in Italia.

Conte dichiara lo stato di emergenza

Il giorno dopo viene dichiarato lo stato d'emergenza, e vengono bloccati i voli da e per la Cina. Ed esce il bollettino numero 1 dell'ospedale romano: le condizioni dei due sono soddisfacenti. Diventerà un rito quotidiano, letto in diretta intorno a mezzogiorno dai vertici dell'ospedale di fronte a una selva di telecamere: sono i primi e gli unici due casi Covid nel nostro Paese, ed è la prima volta che possiamo osservare praticamente in diretta il virus, capire se davvero è "poco più di un'influenza", come troppi esperti nostrani si affannavano a dire, o se i lockdown di massa decisi in Cina significavano davvero che stavolta, a differenza delle varie Sars, Mers, aviaria, suina e via allarmando, il problema era drammaticamente serio.

Passano alcuni giorni di "condizioni stazionarie", poi il 4 febbraio la doccia fredda: le condizioni si sono aggravate. I due, recita il bollettino, "nelle ultime ore hanno avuto un aggravamento delle condizioni cliniche a causa di una insufficienza respiratoria". È l'inizio di un calvario che dura settimane: tutti, in qualche modo, fanno il tifo per il mite ricercatore sessantenne e la moglie, che si erano regalati un viaggio in Italia. Si tentano le strade degli antivirali sperimentali, si passa all'intubazione, è l'iter tragico cui siamo ormai ampiamente abituati, e che solo un anno fa sembrava un incubo inaspettato, quasi un brutto film catastrofista divenuto non si sa come realtà. Poi il lento miglioramento, l'uscita dalla terapia intensiva e dalla sedazione, la ripresa.

Bisognerà aspettare il 19 marzo per le dimissioni dallo Spallanzani, seguite da altre lunghe settimane di riabilitazione. Quasi due mesi in cui abbiamo capito qualcosa del virus: la sua estrema aggressività, i peggioramenti repentini, gli alti e bassi, la fame d'aria che può portare alla ventilazione assistita, i farmaci sostanzialmente impotenti. Ma anche, come dimostra la storia dei due coniugi, la scoperta che si può battere anche senza farmaci, che se si garantisce un'ossigenazione accettabile al sangue, in tutti i modi possibili, a volte il nostro sistema immunitario nel frattempo riesce a vincere.

I due cinesi ce l'hanno fatta, e lasciando lo Spallanzani hanno consegnato un messaggio di ringraziamento per gli italiani e per i medici che li hanno salvati. Domani l'ospedale romano ha organizzato un incontro con la stampa proprio per ricordare quei momenti, e per fare il punto sulla situazione attuale dell'epidemia.