I costi dei cittadini e delle imprese. La Toscana al rallentatore. E salasso sui cittadini

Crisi energetica, rincaro materie prime, guerra frenano la ripartenza. Aumenti (gas, luce, carburanti) per le famiglie: più 2200 euro all’anno

Incubo bollette

Incubo bollette

Firenze, 18 marzo 2022 - Il 10 marzo il presidente della Toscana Eugenio Giani aveva chiesto all’Irpet, l’istituto di programmazione economica della Regione Toscana, una bussola con cui orientarsi di fronte alla guerra e alla crisi energetica. La preoccupazione era forte tanto che aveva sottolineato: "Dovremo rivedere le nostre prospettive - ha detto il governatore - verso la fine del 2021 pensavamo che grazie al Pnrr e ai fondi strutturali europei, la Toscana agganciasse una vera ripresa".

Ieri il grido di allarme di Confindustria Toscana che ha chiesto di congelare i fondi Pnrr. L’Irpet ha calcolato quanto il sistema produttivo toscano sia esposto rispetto a beni e servizi russi. Se la Russia si isolasse e smettesse di fare acquisti, il Pil toscano si ridurrebbe di 0,6 punti percentuali: un impatto non trascurabile, ma neanche eccessivamente preoccupante. La più esposta è l’industria dei macchinari, a seguire industria estrattiva, meccanica di precisione, industria chimico farmaceutica e altri comparti della metalmeccanica.

La moda dipende dalla domanda russa per l’1,1 per cento. Ma il rischio maggiore, analizza ancora l’Irpet si gioca sulle importazioni dalla Russia soprattutto sul fronte energetico. Nel 2021 mediamente l’8 per cento del bilancio di ogni famiglia era destinato mediamente alle spese di energia elettrica, gas e carburante auto. A gennaio 2022, in conseguenza dell’aumento dei costi energetici registrati già prima del conflitto in Ucraina, l’incidenza delle tre voci aveva raggiunto il 13 per cento. La guerra, stima l’ Irpet, rischia di portarla ora al 14 %. Sono 464 euro l’anno in più rispetto a quanto avremmo già pagato nel 2022 senza il conflitto ucraino. Un salasso, sommato agli effetti della crisi energetica indipendente dalla guerra, pari a 2200 euro di spesa media aggiuntiva a famiglia in un anno.

 

Prato, ha ricevuto una bolletta da 603 euro «Gas, badante e spesa.  Con la mia pensione non ce la posso fare»

Ha 91 primavere sulle spalle, Fernanda Berchielli, vive in una casa di tre stanze a Mercatale di Vernio, una badante è il suo aiuto e la sua compagnia: «È bravissima, sapesse che brava, una donna d’oro». Non è abituata a lamentarsi, Fernanda: tempra forgiata in anni sicuramente più duri di questi. Ma l’ultima bolletta del gas l’ha lasciata senza parole. «Di pensione guadagno 850 euro che impiego per pagare la badante e per fare la spesa per entrambe. L’altro giorno quando è arrivata la bolletta del gas non ci credevo: 603 euro per riscaldare tre stanze, il doppio di quanto spendevo di solito. E adesso come si fa? Dove li trovo questi soldi se la pensione non basta?». Questa 91enne la voglia di lottare contro le ingiustizie sociali non l’ha affatto persa. E così, appena ha letto la cifra stampata sull’ultima bolletta del gas, ha pensato di telefonare a La Nazione per denunciare «una situazione inaccettabile e insostenibile». 

Il caro bollette picchia duro sulle aziende, sulle famiglie e durissimo sugli anziani soli. Fernanda non ha familiari, né figli o nipoti, vive assieme alla badante. Entrambe sono molto parsimoniose: si impegnano fare tornare i conti, ma le stangate di luce e gas  si sono  messe in mezzo a rendere tutto più complicato. Non chiede aiuti, Fernanda, solo più attenzione nei confronti degli anziani: «Si sente tanto dire che il governo aiuterà i pensionati ma qui invece continua ad aumentare tutto – prosegue la 91enne –. Se tutti i mesi continuo a dovere andare in banca a prelevare più di quanto prendo di pensione finirà che rimarrò senza risparmi. E per quale motivo? Noi mica abbiamo cambiato il nostro stile di vita, vogliamo solo potere riscaldare queste tre stanze con altrettanti radiatori», spiega.  «Anche di luce ho pagato tanto, molto di più del solito. Ma la vera mazzata è stata il gas. Voglio raccontare la mia storia sul giornale – chiude Fernanda – per fare capire a chi ci governa le condizioni in cui siamo costretti a vivere. Di questo passo saremo costretti a tenere spento il riscaldamento anche con il gelo». 

Stefano De Biase

 

 

Pisa, l’allarme della Pubblica Assistenza «Costi insostenibili.Tutto il volontariato è vicino al tracollo»

«Situazione drammatica. Il mondo del volontariato è in ginocchio». I risicati rimborsi che l’Usl Toscana Nord Ovest assicura alle associazioni – frutto di un tariffario congelato dal 2007 –, non garantiscono più la sussistenza dei servizi. Così il terzo settore rischia di sprofondare in una crisi senza precedenti. Un esempio, per intenderci: a ogni uscita dell’ambulanza viene corrisposto un compenso di 26 euro e 4 centesimi. Nell’ambito di questa cifra devono rientrare tutti i costi: gasolio, quota parte del materiale sanitario utilizzato, costo della sede, divise, ammortamento del mezzo di soccorsoe (nel caso) pagamento del personale. I guai, moltiplicati ai giorni nostri, hanno radici nel recente passato. «La pandemia – spiega Alessandro Betti, presidente della Pubblica Assistenza di Pisa – ha allontanato numerosi volontari. La paura del contagio ha frenato la spinta verso il prossimo». Inducendo una reazione a catena: senza volontari, per poter ancora garantire i servizi, le associazioni di volontariato hanno dovuto assumere personale. Ma ciò comporta costi. Al tempo stesso, però, la popolazione è diventata sempre più povera moltiplicando le richieste d’aiuto. Il che, di conseguenza, si traduce in aggravio dei conti. Adesso l’ultima grande tegola: gas e benzina alle stelle. «Non possiamo resistere a lungo in simili condizioni – Betti è dilaniato – Da una parte vi sono i numeri e bilanci, dall’altra la nostra missione morale. Ci troviamo stretti in una morsa fra il bisogno quotidiano delle persone più fragili e la totale sordità delle istituzioni che ci circondano».

Il presidente avanza un esempio: «Ogni giorno – racconta – garantiamo un servizio di trasporto per le persone con disabilità. Il carburante aumenta e le spese pure. Ebbene, che cosa facciamo domani: lasciamo questi ragazzi a casa? Rischiano di pagare i più deboli». «Alcune consorelle presto potrebbero cadere – è lo scenario drammatico prospettato da Betti –: non sono in grado di assorbire i costi. E quando ciò accadrà si innesterà una valanga che potrebbe travolgere tutti. Il volontariato è qualità della vita. Nel 2020 chiesi personalmente al presidente della Regione Eugenio Giani e ai sindaci della nostra zona di non dimenticare i nostri sforzi. Niente è stato fatto».   

Saverio Bargagna