Covid, fine pandemia? "Il peggio è passato". Lo studio dell'Università Cattolica

Una ricerca condotta su un campione di oltre 7.000 italiani, rappresentativo dell'intera popolazione

Cremona, 14 febbraio 2022 - Coronavirus, la pandemia sta per finire? La quarta ondata Covid sembra quasi al capolinea e i numeri in Italia indicano una netta decrescita epidemica (il bollettino del 13 febbraio). Ma è necessario andare cauti. L'Ecdc avverte, infatti, che la pandemia non è finita e resta concreto il rischio che nuove varianti possano emergere e diffondersi. Più ottimisti gli italiani: stando ad un'indagine realizzata dall'EngageMinds Hub, il Centro di ricerca dell'Università Cattolica, campus di Cremona, attulamente quasi un italiano su due (41%) pensa che il 'peggio sia passato', mentre circa un anno fa, a marzo 2021 era solo il 17% a pensarla così. La ricerca è parte di un Monitor continuativo sui consumi alimentari e sull'engagement nella salute che rientra nelle attività del progetto Craft (Cremona Agri-Food Technologies) e di Ircaf (Centro di riferimento Agro-alimentare Romeo ed Enrica Invernizzi). E' stata condotta su un campione di oltre 7.000 italiani, rappresentativo dell'intera popolazione per sesso, età, appartenenza geografica e occupazione. I dati sono recentissimi, raccolti ed elaborati tra fine gennaio e inizio febbraio.

Non solo. La metà degli intervistati (49%) ritiene che oggi Covid-19 sia meno pericoloso di prima: a settembre 2021 era il 37% e a marzo 2021 era solo il 19% a sostenere questa idea. "Gli italiani hanno ora necessità di 'voltare simbolicamente pagina', riconquistandosi spazi di libertà di vita ma soprattutto riacquisendo capacità progettuale sul proprio prossimo futuro - ha commentato Guendalina Graffigna, ordinario di Psicologia dei consumi e della salute e direttore dell'EngageMinds Hub dell'Università Cattolica - Una necessità frustrata a più riprese dalle precedenti ondate della pandemia, ma che ora più che mai diventa necessaria per dare ossigeno anche sul piano psicologico". 

C'è aria di riapertura, ha sottolineato Graffigna: "Proprio in questi giorni è caduto l'obbligo di indossare la mascherina all'aperto - ha ricordato - con la prospettiva, ancora lontana e tutta da confermare, di allargare questa possibilità persino agli ambienti chiusi". Non a caso gli italiani sembrano avere meno paura. Alla domanda 'si ritiene preoccupato per la sua salute?' ha risposto 'sì solo il 18% del campione, contro il 35% di marzo 2021. Si mantiene stabile il timore di nuove varianti del virus Sars-Cov-2, ma tutto sommato su livelli non elevati, cioè pari al 28%.

Si fa tuttavia sentire 'l'effetto Omicron', visto che sulla questione specifica del percepirsi a rischio di contagio risponde positivamente il 38% del campione, in forte aumento rispetto a settembre scorso, quando era il 26%. "Questo dato, che mostra quanto gli italiani si sentano a rischio contagio, è particolarmente rilevante oggi, in fase di allentamento di alcune restrizioni e nel quale si prospetta la fine dell'emergenza - ha spiegato Graffigna - Si tratta di evidenze importanti e rassicuranti perché indicano che gli italiani sono pronti e consapevoli a convivere con il virus, riappropriandosi di qualche libertà persa ma senza comportamenti superficiali".