Caro gasolio, allarme dei trasportatori. "C’è già chi ferma i camion e rifiuta il lavoro"

Talarico (Fita Cna Toscana Centro ): "Ogni pieno ci costa circa 250 euro in più. Prendere una commessa significa andarci a rimessa"

Una stazione di servizio (foto Bp)

Una stazione di servizio (foto Bp)

Prato, 5 marzo 2022 - «Il pieno per un bilico può raggiungere anche i 500/600 litri di gasolio. Stamani (ieri, ndr) il prezzo si aggirava su 1,859 euro al litro: significa che per ogni mezzo dobbiamo anticipare sul lavoro da svolgere più di 1100 euro. Fino a pochi mesi fa, invece, il prezzo del gasolio si attestava su 1,400 euro al litro. I conti sono facili da fare: ogni pieno ci costa circa 250 euro in più". Il caro benzina non sta mettendo in crisi solo i distributori di carburante, ma anche tutto il settore dei trasporti.

A raccontare le difficoltà delle imprese è Giuseppe Talarico, presidente della Fita Cna Toscana Centro. "Il prezzo del gasolio sembra in continua crescita e quindi probabilmente non abbiamo ancora visto l’apice dei rincari – prosegue –. Comunque, al momento le soluzioni sono solo due: fermare i camion, oppure ritoccare al rialzo le tariffe e scaricare i costi maggiori sui committenti. Altre ipotesi concrete in campo non ce ne sono".

Talarico racconta anche la presenza di una chat WhatsApp che raggruppa vari imprenditori e operai del settore, nella quale la preoccupazione per il futuro è molto diffusa. "Qualcuno ha già fermato i camion o iniziato a rifiutare offerte di lavoro – spiega il rappresentante di Cna Toscana Centro -. D’altronde se non ci sono tariffe adeguate all’attuale prezzo del carburante, allora prendere una commessa significa andarci a rimessa. E naturalmente nessuno vuole fare un mestiere pesante come il nostro andando per giunta in perdita. I costi fissi poi rimangono sempre gli stessi: chi guida i mezzi vuole guadagnare giustamente sempre lo stesso stipendio. Quindi spesso la cosa migliore da fare è restare fermi, aspettando momenti migliori o un intervento strutturale da parte dello Stato".

In altre parti d’Italia ci sono già state mobilitazioni da parte di imprese e camionisti. Anche a Prato e in Toscana si cominciano a studiare soluzioni simili, anche se non tutti sono d’accordo. "Nel sud Italia si è assistito a fenomeni come il blocco del traffico – ricorda Talarico -, ma queste sono azioni complicate e rischiose. Una proposta che invece è emersa è quella di fare una maxi manifestazione di protesta, per fare sentire la voce delle aziende del settore trasporti. Ma alla luce di quello che accade nel resto d’Europa probabilmente non è il momento giusto per andare in piazza a manifestare". Secondo Talarico l’idea migliore resta quella di agire con concretezza.

«Iniziamo tutti insieme a ripartire i costi sulla committenza – dice –. Mandiamo un messaggio di unità da parte di tutto il settore, e facciamo capire che così non si può andare avanti. E se non troviamo disponibilità nell’esaudire le nostre richieste, allora fermiamo i camion. Io credo che alla lunga qualcosa si smuoverà". Talarico, infine, si dice preoccupato anche per le famiglie. "Noi in qualche modo sono convinto che riusciremo a tutelarci – conclude -. Per gli automobilisti invece non ci saranno alternative alla beffa di pagare la benzina due euro al litro".

Stefano De Biase