Ucraina, la giornalista russa con cartello no war: "Ho paura, ma mai pensato di emigrare"

Marina Ovsyannikova a 'Che tempo che fa': "Le persone russe sono contro la guerra e non devono credere alla propaganda".

La giornalista russa Marina Ovsyannikova a 'Che tempo che fa' (Ansa)

La giornalista russa Marina Ovsyannikova a 'Che tempo che fa' (Ansa)

Roma, 27 marzo 2022 - "Certamente che ho paura, sono una persona normale, una abitante di Mosca e ho due figli che tiro su da sola e ho più paura per loro che per me stessa". Non nasconde la sua apprensione la giornalista russa 'no war' Marina Ovsyannikova, intervistata a 'Che Tempo Che Fa' su Rai 3.  "Ho paura che i miei figli possano" essere oggetto di "un'aggressione a scuola, o per strada, ci sono persone che la pensano diversamente e ho paura", aggiunge la reporter protagonista di un'incursione contro la guerra in Ucraina durante il tg di Canale Uno.

"Quando è iniziata la guerra avevo deciso di licenziarmi perché capivo che i miei punti di vista non corrispondevano alla linea editoriale - dice rispondendo alle domande di Fabio Fazio -. Volevo andare a protestare in piazza ma avevo visto che la gente non riusciva a tirare fuori i cartelloni così è nata una cosa diversa e far vedere la mondo che la Russia è contro la guerra. Le persone russe sono contro la guerra e non devono credere alla propaganda". 

"Le informazioni in Russia sono ridotte, i social sono chiusi, i russi non hanno dove trovare le informazioni veritiere di quello che succede in Ucraina, perchè hanno a disposizioni solo i canali di Stato - prosegue Ovsyannikova -. Gli ucraini vengono dipinti come fascisti e razzisti, l'Ucraina come il Paese che produce armi biologiche contro la Russia e deve scomparire. Ogni giorno viene mandato questo in onda, e riempiono la testa delle persone semplici che alla fine vengono 'zombizzate' da questa propaganda e sostengono questi obiettivi". 

"Secondo le ultime indagini sociologiche il 50% della popolazione russa sostiene questa guerra e il 50% è contro, e queste sono delle indagini indipendenti. Ma se vediamo le indagini fatte dai centri nazionali il quadro è diverso e si parla del 70% a favore di questo intervento, ma dobbiamo ricordare che sono persone che hanno ricevuto il lavaggio cervello dalla propaganda nazionale", insiste la giornalista che però invoca un dialogo "tra la Russia e l'Occidente" che può essere "ripristinato anzitutto attraverso la cultura". "E' fondamentale", dicela reporter che per il suo gesto rischia una multa e anni di carcere sulla base di una nuova legge entrata in vigore nel suo Paese.

"Mi sento sola, perché dopo quanto accaduto nessuno dal primo canale mi ha chiamato, mi ha scritto solo una persona che lavora lì e che non conosco - prosegue - . So che al primo canale ora è vietato pronunciare il mio nome o di parlare dell'incidente e ora le notizie vengono trasmesse con un minuto di ritardo, non in diretta". "Se quelle persone sulle quali ho contato sono scomparse, delle nuove mi stanno dimostrando solidarietà - aggiunge Marina Ovsyannikova - Non c'é un licenziamento di massa e dobbiamo capire, tuttavia, che queste persone si trovano nella condizione in cui se lasciano quel canale non trovano più un posto lavoro, essendo ormai chiusi o bloccati i canali di opposizione. Sono persone che magari hanno famiglia e non hanno la possibilità di permettersi di lasciare il lavoro che li fa vivere". 

"La mia vita adesso mi ricorda un thriller, non so nemmeno cosa mi accadrà domani. Mi accusano di essere una spia britannica, il pubblico ucraino crede sia un agente dell'Fsb. Non so niente, vivo alla giornata e forse è meglio", dice ancora. "Ma mai ho pensato alla possibilità di emigrare - conclude - tutta la mia vita è in Russia e credo che le persone come noi servano al nostro paese. Se tutte le persone ragionevoli, colte, preparate, lasciano questo paese, chi rimane?".