L'Ucraina, la crisi del grano, gli effetti a catena e i rischi di una "bomba migratoria"

Il primo treno merci con un carico del cereale è arrivato in Lituania attraverso la Polonia. La Cina prende posizione: "Serve un corridoio verde". Possibili mosse militari nel Mar Nero. Accuse alla Russia: "Ruba il grano di Kiev". Crescono i timori di una carestia. Allarme 007-Viminale sui flussi migratori

Navi russe caricano il grano dell'Ucraina (Ansa, Maxar Technologies)

Navi russe caricano il grano dell'Ucraina (Ansa, Maxar Technologies)

Roma, 24 maggio 2022 - Cresce l'ansia nel mondo per la carenza di grano, provocata dalla guerra in Ucraina. Il primo treno merci con un carico del cereale è arrivato in Lituania attraverso la Polonia, al porto di Klaipeda. Per le sue esportazioni, Kiev cerca rotte alternative ai porti ucraini bloccati dalla guerra. Intanto, i prezzi salgono. Un portavoce della Commissione Ue dichiara che "Putin usa il tema alimentare come arma e l'impatto si sente non solo sull'Ucraina, ma in Africa e Asia: non abbiamo dubbi che le truppe russe rubino il grano ucraino o distruggano le scorte, ci sono varie prove". Intanto, la Cnn mostra foto satellitari del porto di Sebastopoli, in Crimea, in cui sembra che due navi russe carichino quello che si ritiene sia grano ucraino rubato. Kiev lancia un drammatico appello - "non comprate il nostro grano rubato dai russi" -, anche la Cina prende posizione: "Serve spingere per una tregua tempestiva e fornire un corridoio verde a Russia e Ucraina sull'export del grano". La situazione, sostiene d'altra parte Bruxelles, "si sta aggravando" e milioni di persone, specie in Africa, Medio Oriente e Asia, rischiano la carestia.

Va anche liberata capacità di stoccaggio

"Venti-venticinque milioni di tonnellate di grano devono lasciare l'Ucraina in meno di 3 mesi. Per il prossimo raccolto sono previste altre 50 milioni di tonnellate di cereali, ma c'è spazio solo per ospitare il 50% di questa quantità", è il monito lanciato dalla commissaria Ue ai Trasporti, Adina Valean, ai ministri dell'Agricoltura riuniti oggi a Bruxelles. "Liberare la capacità di stoccaggio è la priorità immediata in Ucraina ma anche nell'Ue", ha detto, sottolineando che "l'obiettivo" di export di grano da raggiungere è "un minimo di 3 milioni di tonnellate al mese, idealmente 4" per "garantire spazio sufficiente per il prossimo raccolto".

Navi militari per scortare i mercantili?

Prende  nel frattempo anche l'ipotesi di "una coalizione dei volenterosi", a guida britannica, disposta ad inviare navi militari nel Mar Nero per scortare i mercantili. Non si sa però quanto la mossa possa essere davvero realizzabile all'atto pratico. Londra per ora ha smentito di voler schierare la Royal Navy. Ma il tema resta sul tavolo. Il segretario generale della Nato ha dato la sua benedizione a più generici "sforzi" da parte di Paesi alleati e non per sbloccare l'impasse. "Finora - è stato il ragionamento del presidente estone Alar Karis a Davos - non tutti erano convinti che fosse una buona idea" per i timori che l'invio di navi della Marina potesse aumentare la tensione nel Mar Nero, ma oltre al Regno Unito "alcuni altri probabilmente si uniranno a noi, perché se il grano non esce dall'Ucraina si rischia una crisi umanitaria". Ad ogni modo, ha tagliato corto un portavoce della Commissione Ue, "non possiamo rivelare cosa possiamo e vogliamo fare per contrastare la situazione perché è in corso una guerra. Ma ci sono discussioni su come intervenire una volta che le navi hanno lasciato i porti".

Il rischio di una migrazione di massa

La carenza di grano potrebbe scatenare un effetto a catena. "Se non si liberano i porti ucraini e non si consente di fornire il grano ai popoli dell'Africa, avremo una massa migratoria che premerà su di noi come una bomba demografica innescata da chi ha lanciato una guerra permanente per sottomettere la nostra Europa", ha messo le mani avanti il presidente del Copasir Adolfo Urso. Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese ha parlato oggi di rischio di "una crisi umanitaria senza precedenti: il 50% dei cereali consumati in Tunisia proviene dall'Ucraina. Sia in Egitto che in Tunisia c'è già il razionamento del pane, è un effetto indotto dalla guerra. È una problematica che l'Europa deve mettere al centro, perché la crisi alimentare determinerà povertà assolute ed andrà ad influire sui flussi migratori". Gli arrivi via mare di quest'anno sfiorano quota 18mila contro i 13.700 dello stesso periodo del 2021. Ed al primo posto tra le nazionalità di chi sbarca si trovano gli egiziani (3.305), seguiti da bengalesi (3.040) e tunisini (2.091). La crisi del grano potrebbe essere l'acceleratore di un flusso migratorio verso l'Europa che potrebbe assumere dimensioni imponenti.

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