Il riso italiano non ride, grana asiatica in vista

Produzione 2021 in calo e costi in crescita, Coldiretti chiama il Governo. Il nodo della clausola di salvaguardia delle produzioni europee

Riso

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Mancano quasi 3.000 ettari di riso all’appello delle semine primaverili. Sono le prime stime dell’Ente Risi sulla nuova campagna 2022 che riducono le superfici a 224mila ettari (-1,2%) a fronte dei 227.000 del 2021. In forte calo le varietà da risotto (quasi -15%), mentre si investe sui risi lunghi per cucina etnicasushi (+18% , oltre 9000 ettari in più). Già nel 2021 la produzione nazionale aveva subìto una perdita tra il 20 e il 25% per l’andamento climatico avverso al quale si è aggiunta una crescita esponenziale dei costi di produzione per effetto dei rincari nei prezzi dei carburanti e mezzi tecnici, fertilizzanti in primis. Da tempo Coldiretti ha chiesto al Ministero la convocazione urgente di un tavolo di filiera, che si dovrebbe aggiungere ai tanti tavoli di crisi già aperti.

"Gli aumenti dei costi di produzione – sottolinea la Coldiretti - stanno mettendo in serio pericolo l’intero comparto risicolo nazionale e l’economia di un settore che con 226.800 ettari coltivati quest’anno e 4mila aziende agricole, che raccolgono 1,50 milioni di tonnellate di risone all’anno, rappresenta circa il 50% dell’intera produzione Ue, con una gamma varietale unica e fra le migliori del mondo e una qualità del prodotto che anche nel 2021 si è confermata ottima nonostante i problemi causati dal maltempo". "Il riso italiano conta oltre 200 varietà: una ricchezza unica al mondo, legata alla storia alimentare, sociale e produttiva del nostro Paese. Siamo leader in Europa (52%), con una produzione che supera annualmente le 900mila tonnellate, oltre 4mila aziende agricole impegnate, un centinaio di riserie che trasformano il risone in riso lavorato". Così il presidente del Crea, Carlo Gaudio, al passaggio della Stazione sperimentale della Risicultura di Vercelli nel Centro di Ricerca del CREA di Cerealicolture e Colture Industriali. Tra le varietà iscritte nel Registro nazionale si va dal vero Carnaroli, con elevati contenuto di amido e consistenza, il re dei risotti, all’Arborio dai chicchi grandi e perlati che aumentano di volume durante la cottura fino al Vialone Nano, fino al Roma e il Baldo che hanno fatto la storia della risicoltura italiana.

Altro problema di prospettiva la scadenza (a metà gennaio scorso) della clausola di salvaguardia, la misura della Commissione Europea che ha eliminato la facilitazione del dazio zero sull’import di riso indica dalla Cambogia e dal Myanmar nell’ambito del regime EBA (tutto tranne le armi). Facilitazioni che, peraltro, sono state sospese solo per la varietà di riso Indica, mentre per la Japonica hanno continuato a rimanere attive, nonostante le violenze verificatesi nel Myanmar in seguito al golpe militare. Si rischia una vera e propria invasione di prodotto asiatico a basso costo e scarsa qualità – denuncia Coldiretti – se non si troveranno soluzioni atte a riconfermare la clausola di salvaguardia o per includere il riso nell’elenco dei prodotti riassoggettati a dazio. "La strada ora è in salita: stiamo cercando di fare cordata con gli altri Stati risicoli europei, tra cui Spagna e Portogallo, spingendo sulla Commissione Europea affinché ci sia una clausola di salvaguardia che scatti automaticamente, senza ricorrere all’iter della richiesta di attivazione come avvenuto tre anni fa". Così dice il presidente di Ente Nazionale Risi, il vercellese Paolo Carrà a proposito della scadenza della clausola di salvaguardia. "La clausola - continua Carrà - ha portato indubbiamente vantaggi, perché c’è stata una forte riduzione del riso Indica importato da Cambogia ed ex Birmania, e i prezzi sono aumentati. Ora si tornerà invece ai livelli precedenti di import".