"La vacanza in vigna regala emozioni"

Donatella Cinelli Colombini al vertice del Movimento donne del vino: "Il turismo delle degustazioni vale perché racconta i territori"

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di Beppe Boni

Voce pacata e calma dei nervi distesi, un approccio inversamente proporzionale alla vulcanica attività da imprenditrice del vino e dell’accoglienza. Equilibrio perfetto. Donatella Cinelli Colombini, fondatrice e presidente del Movimento donne del vino, guida in Toscana, nella terra dei grandi rossi, l’azienda agricola di famiglia che comprende il Casato Prime Donne di Montalcino e la Fattoria del Colle di Trequanda, provincia di Siena.

Che vino ci porta la vendemmia 2021?

"Un vino di qualità eccezionale, sicuramente oltre la media. Non ci aspettavamo questo risultato che però ha in parte penalizzato la quantità. Le gelate di aprile seguite da una estate di clima molto asciutto hanno fatto sì che la vigna producesse grappoli più diradati. La pianta ha trovato il proprio equilibrio e ci ha regalato risultati insperati".

Come va il turismo del vino nell’Italia che ha ripreso a correre?

"Ha fatto un buon recupero, pur tenendo presenti le difficoltà attuali. Sono riapparsi gli stranieri che amano la vacanza in campagna. Sono arrivati in tanti dal Nord Europa, Germania soprattutto, utilizzando l’automobile per evitare viaggi collettivi. E molti italiani hanno ripreso a frequentare luoghi che magari conoscevano, ma che disertavano da tempo".

Qual è il valore aggiunto di una vacanza accanto alle vigne?

"La possibilità di un turismo in cui si fa esperienza, con assaggi di vini e di cibi tipici. Riusciamo anche a fare vere e proprie lezioni in vigna".

Quindi in cantina si fanno nuovamente buoni affari?

"I fatturati hanno ripreso quota anche perché gli italiani hanno cominciato a fare acquisti massicci on line. Molte aziende si sono attrezzate ampliando la gamma delle offerte".

Perché il mondo del vino è anche cultura?

"Perché il vino è come la musica classica. La natura fornisce la partitura, poi il direttore d’orchestra dà la propria interpretazione".

E oltre la musica?

"Beh, il vino ti racconta il territorio e le sue caratteristiche. Lo stesso enologo lavora sulla natura senza manipolazioni, ha una funzione di accompagnamento".

Come si educa il turista verso questo approccio?

"Il produttore che fa anche accoglienza deve raccontarsi condividendo i momenti della sua attività, per quanto possibile, con gli ospiti. Che vanno presi per mano e accompagnati. Ci sono spazi e luoghi dove il vignaiolo esprime la propria narrazione fra degustazioni e presentazioni. Sono importanti tre aspetti. È necessario utilizzare per le cantine materiali, artigiani e stile del luogo".

C’è chi si affida ad allestimenti moderni. Belli senz’anima?

"Rispetto le scelte di tutti, ma ci sono agenzie che fanno allestimenti bellissimi, ma che non caratterizzano la personalità del posto. Vanno bene dal Piemonte a Pantelleria".

Nella sua azienda come viene sedotto il visitatore?

"Basta essere testimoni della propria terra. Come ho già detto bisogna creare una esperienza. Poi buon cibo e buon vino. Chi esce dalla mia azienda deve aver imparato qualcosa che rimane nel patrimonio di conoscenza e di emozioni".

Come nasce la sua passione per questo mestiere?

"Ci sono cresciuta in mezzo. La mia famiglia si occupa di queste terre dal 1500. Il Brunello l’ho visto nascere nelle prime botti fino a crescere come prodotto top nelle vetrine internazionali.

E proprio alla fine del Cinquecento i miei antenati pagavano già le tasse per le coltivazioni nel podere Casato, dove ora ho le mie vigne di Sangiovese per il Brunello".

Dove si vende il vostro vino?

"Esportiamo in 41 paesi del mondo, soprattutto Canada e Stati Uniti, e a seguire Asia ed Europa centrale. E poi c’è il mercato italiano".

Perché le donne hanno fondato una propria associazione?

"La passione femminile per questo mondo è un treno in corsa. Le donne coprono il 55% fra i consumatori italiani. E le stesse visite alle aziende vinicole sono a maggioranza femminile. Una indagine dell’Università di Siena ha certificato che siamo fortissime nel marketing, nel settore commerciale e nella comunicazione".

Non se la prendono gli uomini per questi giudizi?

"Ma no, ci sono imprenditori di grande capacità ovviamente pure fra gli uomini, che sono in maggioranza. Vincenzo Russo, esperto di Neuromarketing, sostiene che l’uomo lavora molto per obiettivi mentre la donna costruisce relazioni. L’uomo organizza la vendita, la donna crea il mercato".

Le donne in agricoltura?

"Sono in forte crescita. Hanno idee e curano l’innovazione. Rappresentano il 42% di chi lavora nei campi e il 29% di coloro che conducono direttamente le imprese".

Quando nacque il Movimento donne del vino?

"Nel 1988 perché ci sentivamo ai margini di questo mondo pur avendo grandi capacità. Eravamo in 20, ora siamo 950".

L’Europa tutela a sufficienza i nostri prodotti?

"Per alcuni aspetti no, per altri si. È sbagliato consentire, per esempio, l’utilizzo di un nome come il Prosek, chiesto dalla Slovenia, simile a quello del Prosecco, che è uno dei nostri vini più venduti e conosciuti. I fondi europei però aiutano in modo consistente le aziende agricole, comprese quelle che puntano sulla vigna".

Come vanno gli affari in avvicinamento al brindisi di Natale?

"Da queste parti, a Montalcino e dintorni, molto bene. Abbiamo fatto grandi volumi soprattutto per l’estero. E sta dando soddisfazione anche il mercato italiano".