Una buona notizia per l’Italia

Sergio Mattarella rieletto presidente

L'editoriale di Michele Brambilla

L'editoriale di Michele Brambilla

Con poche parole Matteo Renzi (il quale può piacere o non piacere: ma non difetta di intelligenza) ha fotografato alla perfezione quanto accaduto: la rielezione di Sergio Mattarella è una sconfitta per i leader dei partiti ma una buona notizia per il Paese. Sette anni fa, Mattarella sembrò un ripiego dopo il fallimento di altre candidature. Pochi italiani lo conoscevano. Dopo sette anni, molti lo amano. Non è stato rieletto per mancanza di meglio: è stato rieletto perché è un grande presidente.

Ha riportato la centralità della politica in anni di avvelenata antipolitica. Ha riportato la buona educazione in anni di volgarità. Ha riportato il senso dello Stato in anni di becero populismo. Ha riportato il dialogo in anni di risse continue; il rispetto dell’altro in anni di odio, di rancore, di livore, di cattiverie. È stato il garante della Costituzione e del parlamento in anni di una follia spacciata per democrazia diretta. È stato, per tutti gli italiani, una presenza rassicurante. Non serviva un tribuno, serviva una persona perbene con cultura politica.

E non è caso che una persona così venga dalla Prima Repubblica. Dalla Democrazia Cristiana ma più in generale da quel mondo dei vecchi partiti - anche il Pci, il Psi e gli altri - frettolosamente spazzati via da una furia iconoclasta in una stagione in cui ipocriti moralisti hanno preteso di dividere il Paese - ma più in generale l’umanità - in onesti e disonesti, naturalmente autoproclamandosi appartenenti alla prima categoria. E non è un caso che la sua unica alternativa rimasta fino a ieri mattina, il bolognese Pier Ferdinando Casini - ritiratosi da gran signore e da politico che ha a cuore il bene dell’Italia - venga anch’egli dalla stessa storia e dalla stessa scuola.

La rielezione di un presidente è certamente un’anomalia, ma quella di Mattarella è una buona notizia anche perché di tutto aveva bisogno, l’Italia, fuorché di instabilità. Un presidente di parte - ostinatamente cercato da qualcuno che rivendicava un diritto di prelazione inesistente nei numeri - avrebbe provocato l’immediata caduta del governo e il ricorso ad elezioni anticipate. Che sarebbero state utili solo a coloro che irresponsabilmente speculano sul malcontento di tanti italiani: ma un disastro per il Paese e per quegli stessi italiani malcontenti, perché i loro problemi sarebbero diventati ancor più gravi.

Bentornato presidente, anzi ben rimasto. Ieri ha detto "se serve, ci sono". Sì, serve.