"Mostro di Firenze, le famiglie chiedono verità"

L’avvocato Valter Biscotti assiste la figlia di Nadine Mauriot: "Le nuove tecniche scientifiche possono portare a nuovi scenari"

"Le famiglie hanno diritto a conoscere la verità e grazie alle nuove tecniche scientifiche potrebbero essere analizzati elementi che, in passato, non hanno potuto raccontare tutta la loro storia". L’avvocato perugino Valter Biscotti è uno dei tre legali che hanno firmato l’istanza di riapertura delle indagini (riguardo al procedimento già archiviato nei confronti di Giampiero Vigilanti) sui delitti compiuti dal mostro di Firenze. Con Biscotti, che rappresenta Estelle Lanciotti, figlia maggiore di Nadine Mauriot, hanno firmato l’istanza anche gli avvocati Antonio Mazzeo e Vieri Adriani.

Avvocato Biscotti, da dove parte l’esigenza di riaprire le indagini?

"Le famiglie delle vittime non vogliono demordere dal cercare la verità. E’ normale, giusto e sacrosanto che, anche se sono passati tanti anni, le famiglie di vittime di reati così efferati abbiano diritto di avere giustizia e di conoscere la verità. Personalmente ho forti perlplessità sui processi a Pacciani e ai compagni di merende, seppur conclusi e dei quali abbianmo pieno rispetto. In ogni caso, quelle sentenze riguardano solo quattro duplici omicidi e non tutti e otto".

Da dove siete ripartiti?

"Sono convinto che la verità sia sepolta negli atti processuali, che lì ci siano tutti gli strumenti per arrivare a capire. Ad esempio: sulle tre lettere che il mostro recapitò ai procuratori era stato individuato un dna maschile. Ecco, chiediamo che sia comparato con quello di tutti i protagonisti della vicenda. O, ancora: abbiamo scoperto l’esistenza di un vecchio rapporto dei carabinieri che faceva riferimento a un sospettato che aveva tutti i ’requisiti’ per essere collegato ai duplici omicidi, ma questo sospettato non è mai entrato nella lista delle indagini a tappeto che poi condusse a Pacciani. Sappiamo del dna di uno sconosciuto, isolato sul luogo dell’ultimo delitto ma mai comparato, che ora chiediamo venga analizzato con le nuove tecniche scientifiche".

Quindi siete convinti che ci sia un’"altra verità"?

"Sì, o perlomeno che quella che è stata accertata sia solo una parte. Credo ci sia ancora molto da lavorare e molti scenari possibili. E’ un caso che non può e non deve considerarsi chiuso, perché è uno dei casi più rilevanti del secolo scorso, non solo in Italia, e perché rimangono ancora quattro delitti irrisolti. Abbiamo depositato due istanze: quella di riapertura delle indagini e un’altra per accedere ad atti che secondo noi sono molto importanti, come l’archiviazione della posizione di quel legionario. Le famiglie non sono convinte che quello che è stata accertata sia tutta la verità e la ricerca di giustizia è un loro diritto intoccabile. Ora aspettiamo la reazione della Procura alle nostre richieste e vediamo che succede. Certo non ci fermremo".

AnnA