Il testamento del blogger Nicolò Cafagna: la morte assistita è un diritto

A pochi giorni dalla scomparsa i familiari del blogger monzese, nato con la sindrome di Duchenne, continuano la sua battaglia per la libertà

Nicolò Cafagna negli ultimi tempi era costretto a letto attaccato a un respiratore

Nicolò Cafagna negli ultimi tempi era costretto a letto attaccato a un respiratore

Monza - A dieci giorni dalla sua morte, il blogger Nicolò Cafagna continua a stupire e far discutere. Con un testamento spirituale che la famiglia divulga adesso affinché le sue battaglie vengano portate avanti: "La morte è un diritto". «Bisogna riconoscere a Mario e alle altre 700 persone nelle sue condizioni quello che è un diritto negato perché in mancanza di leggi licenziate dal Parlamento fanno giurisprudenza le sentenze della Corte Costituzionale secondo la quale il suicidio assistito è affidato alle strutture pubbliche del sistema sanitario nazionale".

Un pensiero che il blogger e giornalista monzese, nato con la sindrome di Duchenne, aveva palesato poco prima di morire: dal letto dell’ospedale San Gerardo di Monza, dove era ricoverato per la polmonite, Nicolò aveva comunque trovato la forza per commentare e far riflettere sul tema, a lui tanto caro, della morte assistita. Facendo sentire la sua voce (ormai flebile) e il suo pensiero (però vivace) in merito alla vicenda di Mario, un uomo di 43 anni immobilizzato in seguito a un grave incidente e che chiedeva il suicidio assistito, per porre fine a una vita che, per lui, non poteva più essere definita tale.

Il ministro Roberto Speranza aveva assicurato il suo interessamento alla vicenda e Nicolò che, poche ore dopo sarebbe spirato, aveva voluto gridare che in Italia quello era un diritto negato. Il giornalista e blogger monzese da sempre aveva affrontato, spesso ironicamente, il tema della morte, anche di quella assistita. Tanto che il suo libro (oggi già in ristampa) "Storie a rotelle senza freni", vanta la prefazione di Marco Cappato. Una vita intensa, a combattere contro quella distrofia di Duchenne, che lui scherzosamente chiamava "la francesina", e che negli ultimi tempi lo aveva costretto a letto, attaccato a un respiratore.

Nella sua breve esistenza Nicolò Cafagna aveva sempre combattuto: con il sorriso, con ironia e con una penna pungente portando all’attenzione dell’opinione pubblica tematiche molto delicate come quelle legate alla disabilità e alla morte. E anche sul tema del fine vita Nicolò era più volte intervenuto. Anche personalmente alcuni anni fa, in occasione di un incontro, organizzato dalla lista civica Civicamente (alla quale il giovane aveva aderito durante le amministrative monzesi del 2017), con un confronto proprio con Cappato. Nicolò invitava le persone a non giudicare, ma ad immedesimarsi nella vita di chi chiedeva di poter morire.

«Le persone come Mario – ricorda Nicolò nel suo testamento – sono persone che hanno preso la decisione più tosta e sofferta della loro vita". Difficile decidere, malgrado tutto, di morire. "Trascorrono le loro giornate in compagnia del dolore e a tutto questo devono aggiungere lo stress di dover fare i conti con un Tribunale a una Asl che devono pronunciare sul loro caso. Questo non significa certo una ‘dolce morte’. Perché così tante persone vogliono farlo allora? Perché è meno stressante e gravoso vivere la morte sapendo di potersi recare in Svizzera, nonostante le difficoltà legate al viaggio e ai problemi a cui si può andare incontro rimanendo in Italia".

Nico lò non si è mai arreso e ironicamente criticava la lentezza delle istituzioni italiane in merito all’eutanasia. A quasi 15 anni dalla vicenda Welby tutto era rimasto immobile. Tranne Nicolò Cafagna che attraverso i suoi articoli, le sue interviste, i suoi post solo all’apparenza ironici portava le persone a porsi domande e stuzzicava le istituzioni affinché intervenissero rapidamente. Una battaglia portata avanti da un ragazzo che, come lui stesso ironicamente affermava, viveva nel corpo di un centenario e fino all’ultimo ha voluto gridare il suo risveglio delle coscienze.