Nino Di Matteo, chi è il magistrato antimafia votato da ex M5s e Alternativa c'è

Simbolo della lotta a Cosanostra, sotto scorta dal 1993. In passato vicino ai Cinque Stelle

Nino Di Matteo (Ansa)

Nino Di Matteo (Ansa)

Roma, 27 gennaio 2022 - E' Nino Di Matteo il secondo nome più votato (il primo è ancora Sergio Mattarella) nel quarto scrutinio per il Quirinale. Le preferenze di Alternativa c'è e degli ex M5s andate nei giorni scorsi a Paolo Maddalena oggi sono confluite al magistrato sotto scorta per le sue indagini sulle stragi di mafia.  Presidente dell'Associazione magistrati di Palermo dal 2012, Di Matteo è attualmente pm al processo che vede imputato l'ex prefetto della città Mario Mori per la cosiddetta trattativa Stato-Mafia. 

Minacciato più volte da membri di Cosanostra (celebre la frase intercettata in carcere da Totò Riina: "A questo ci devo far fare la stessa fine degli altri") vive con eccezionali misure di sicurezza dal 1993, elevate al "massimo livello" dal ministro dell'Interno Alfano nel 2013. 

La prima indagine e l''affronto' a Riina

Nato a Palermo nel 1961, Antonino detto Nino, è figlio di un avvocato e nipote di un giudice. La carriera da magistrato inizia nel 1991, a trent'anni, con l'incarico a Caltanissetta dove è sostituto procuratore alla DDA. L'anno dopo è tra i volontari che vegliano la bara del giudice Paolo Borsellino nel tribunale di Palermo.

Agli anni delle Stragi risale la prima importante indagine, quella sulla morte del giudice Saetta e di suo figlio, per cui Totò Riina fu condannato al primo ergastolo. E' un "affronto", il primo, che Riina non manderà mai giù. Nel 1993 viene rimandato all'ultimo un attentato che aveva nel mirino proprio il magistrato palermitano. 

​Le indagini sulle Stragi 

Da Caltanissetta Di Matteo è trasferito alla Procura di Palermo nel 1999. Qui prende in mano le indagini sulle Stragi che portarono alla morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e degli uomini della scorta. Indagini che si concludono con i processi a carico dei principali boss mafiosi, spesso sfociati in ergastoli. Di Matteo finisce nel mirino di Matteo Messina Denaro che però non riesce a portare a termine il progetto di ucciderlo. 

Il rapporto con i 5 Stelle

In passato è stato considerato vicino ai Cinque Stelle, tant'è che i grillini parlarono di lui come possibile ministro in caso di vittoria alle elezioni. Il rapporto col Movimento si è incrinato per via degli attriti con il ministro pentastellato Alfonso Bonafede dopo che Di Matteo lo accusò di avergli negato un incarico importante su pressione di uomini di mafia. Negli anni ha nascosto le sue critiche nei confronti di Giorgio Napolitano, di Silvio Berlusconi e anche di Matteo Renzi. 

Di Matteo fa parte della corrente della magistratura che vuole il mantenimento del carcere duro per i mafiosi, previsto dall’articolo 41 bis.