Vaccini. "Non sono pazzo, ho solo paura". L’altra faccia della piazza No Vax

"Temo gli effetti collaterali, di poter morire, di restare invalido e di lasciare orfani i mie figli. Mi sentivo isolato e deriso, ho manifestato per trovare una motivazione nobile alla mia fobia"

Manifestazione No Vax

Manifestazione No Vax

"Piantatela di chiamarci No Vax, io sono a favore dei vaccini. Ho vaccinato i miei figli con l’esavalente. Ma questo contro il Covid non è un vaccino e voi dovreste essere i primi a parlarne, invece sui giornali liquidate la faccenda come se fossimo tutti invasati". Ha una rabbia che morde, Matteo. Imprenditore sessantenne dell’upper class fiorentina. Il cognome non lo direbbe neppure sotto tortura.

Ma perché questo bisogno di segretezza?

"Senta, la vaccinazione è un atto medico. Serve un consenso. E la privacy tutela chi lo fa e chi non lo fa da eventuali discriminazioni che purtroppo ci sono".

Lei è stato discriminato?

"Le confesso ciò che ho raccontato al mio analista. Io ho paura. Ho paura degli effetti collaterali del vaccino, ho paura di poter morire, di restare invalido, di lasciare i miei figli che hanno già perso la mamma per una malattia. Le sembra folle?".

Perché è arrivato a manifestare in piazza?

"Io sono stato in qualche modo costretto a trovare una motivazione più nobile alla mia fobia. Perché mi sentivo isolato, incompreso, deriso. Anche dagli amici. Anche dalle persone a me più care. Ho dovuto nascondermi, non dire ai colleghi che non mi sono vaccinato. Nessuno ha dato veramente peso a quello che mi stava succedendo. Ai miei dubbi".

Loro l’hanno ascoltata?

"Credo che la maggior parte di queste persone viva la mia stessa ansia. Non solo mi hanno ascoltato, ma mi hanno anche fatto notare che è legittimo temere ciò che non si conosce. In fondo questo è un siero sperimentale, non sappiamo ancora quali danni potrà fare al nostro organismo in futuro. E queste cose bisognerebbe dirle. Il clima di omertà non favorisce il superamento di certe ostilità".

Perché parla di omertà? C’è un dibattito aperto, gli scienziati argomentano.

"Però non sappiamo i rischi per il futuro, i danni che potrebbe causare a distanza di tempo. Neppure loro possono sapere quello che accadrà fra vent’anni. E io come posso accettare che venga fatto ai miei figli?".

Lei sarebbe contrario all’obbligo?

"No, all’opposto. Personalmente non lo condividerei in un Paese libero. Ma lo troverei un atto di coraggio da parte di chi governa. Trovo vile il sistema impositivo del Green pass: si limita la libertà obbligando chi vuol fare una vita normale a vaccinarsi, ma senza prendersi le responsabilità di eventuali conseguenze".

Vorrebbe che lo Stato tutelasse da eventuali conseguenze.

"Troverei normale che lo facesse. Se ci sono così pochi rischi perché no?".

Non crede che il complottismo No Vax possa causare altri problemi in un Paese già in grande difficoltà?

"Questo modo di pensare può causarne di più. Si bollano come No Vax persone che non lo sono, ma che sollevano legittimi dubbi su un atto medico. Poi c’è chi si batte per motivi di ordine politico, etico. Chi lo fa per paura. Chi per altre mille ragioni. Io credo anche che ci siano grandissimi interessi economici in ballo dietro la vaccinazione".

Alla fine si vaccinerà?

"Valuterò a settembre. Voglio cercare di capire come evolve la situazione".

Cioè pensa che il virus se ne vada da solo?

"Guardi che io non credo che il virus non esista. Però mi dicono che si può curare precocemente a casa con farmaci poco costosi".

Quindi perché non si è fatto finora?

"Per il business delle multinazionali".

Guardi che sta diventando un No Vax.

"Lei è proprio una giornalista".