Omicidio Cappai, 16enne in carcere

E’ stato trasferito dopo l’interrogatorio davanti al giudice. "Non volevo farlo, posso solo chiedere scusa"

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di Nicola Bianchi

Fermo convalidato e disposto il trasferimento in carcere, tutto come richiesto dalla procura minorile di Bologna. Un’intera mattinata, ieri, dedicata prima al conferimento dell’incarico autoptico, poi all’interrogatorio di garanzia del sedicenne fiorentino accusato di omicidio volontario di Fabio Cappai, 23 anni, accoltellato nella notte tra venerdì e sabato a Castel del Rio. Il giovane era stato collocato nell’istituto di prima accoglienza di Bologna. Il gip Anna Filocamo ha rigettato le richieste dell’avvocato Alberto Padovani di una misura meno afflittiva.

"Ha risposto a tutte le domande del giudice – ha detto il legale al termine dell’udienza – e ha ribadito la versione dei fatti data nell’immediatezza ai carabinieri". Tutto è iniziato in un bar di Castel del Rio, una lite poi sfociata in rissa, proseguita nel vicino al campo da calcio del centro sportivo della piccola frazione collinare. Il sedicenne, che aveva già con sé il coltellino, secondo quanto ricostruito, si è scagliato addosso a Fabio colpendolo con tre fendenti all’inguine, al petto e al fianco come ha confermato l’autopsia del medico legale Arianna Giorgetti.

"Non volevo farlo – ha ribadito l’indagato davanti a pm e gip –, sono andato oltre. Chiedo scusa alla famiglia di Fabio, ho commesso qualcosa di troppo grande". Un messaggio ripreso dal padre del sedicenne, la cui famiglia vive a Piancandoli, frazione di Fiorenzuola: "Non avrei mai immaginato che mio figlio avrebbe potuto compiere un gesto del genere. Proviamo troppa vergogna, vorremmo incontrare i genitori di Fabio e chiedergli scusa ma sappiamo che per loro non sarà facile perdonare".

Il minorenne, incensurato, ha fatto subito trovare l’arma del delitto, gettata in un fosso in località Valsalva. "E – ha confermato anche ieri – sono pronto per continuare a collaborare con le indagini". Gli inquirenti, che hanno sentito decine di persone, sono riusciti a ricostruire i rapporti tra vittima e omicida. I due si conoscevano di vista, si erano già incrociati varie volte e, a quanto pare, in passato avevano avuto uno screzio. Molti dubbi ancora sul movente: un litigio dopo una battuta sui capelli rossi di Fabio o qualcosa d’altro? "Ci sono molti punti non chiari", confida l’avvocato Padovani.

Intanto l’indagine dell’Arma prosegue per capire se attribuire altre responsabilità per la tragedia. In particolare si sta cercando di capire chi, degli altri ragazzi che hanno preso parte alla zuffa, potrebbe avere avuto un ruolo per un eventuale contestazione di concorso in rissa o lesioni. E, secondo indiscrezioni, sarebbero almeno due quelli maggiormente sospettati.