Il Piemonte verso la zona rossa: indice Rt a 1,41

Sospesi tutti i ricoveri e le visite ambulatoriali, con le eccezioni di oncologici e urgenti. Il report anticipato dal Ministero

Il centro di Torino in uno degli ultimi weekend pre-lockdown

Il centro di Torino in uno degli ultimi weekend pre-lockdown

Torino - Il Piemonte scivola ormai verso la zona rossa. Peggiora l’epidemia Covid nella regione, come del resto in tutto il Paese, secondo l’ultimo report settimanale del ministero della Salute che indicano un quadro di lockdown totale. In particolare, l’Rt puntuale risulta a 1.41 (superiore al valore 1.25 definito per il passaggio in zona rossa) e l’incidenza dei contagi è di 279 casi ogni 100 mila abitanti. Aumentano anche i focolai e la percentuale di tamponi positivi così come oltre soglia risulta pure l’occupazione di posti letto sia di terapia intensiva (36% in crescita rispetto al 29% della settimana precedente e oltre la soglia limite del 30%) sia di posti letto ordinari (42% in crescita rispetto al 37% della settimana precedente e oltre la soglia limite del 40%). A riferirlo presidente della Regione, Alberto Cirio. La regione dunque rischia la zona rossa sulla base delle recenti disposizioni.

Da ieri inoltre sono sospesi temporaneamente in Piemonte i ricoveri no Covid e le attività ambulatoriali. Lo ha disposto l’Unità di crisi della Regione Piemonte ad esclusione delle urgenze, dei ricoveri oncologici e di quelli in cosiddetta fascia “A”, cioè da effettuare entro 30 giorni. Differite anche tutte le attività ambulatoriali, ad eccezione di quelle contrassegnate con codice “U” (urgenti, da garantire entro 72 ore) e “B”, da assicurare entro i entro 10 giorni. Esclusi dal provvedimento anche gli screening oncologici.

Si tratta di un’iniziativa dovuta all’acuirsi del numero di contagiati da Coronavirus che punta a raddoppiare il numero posti letto dedicati al Covid di 2.201 (20% del totale disponibile) a 4.403 (35-40%), come previsto dal piano pandemico, a fronte di una soglia di occupazione che ieri ha superato di due punti la soglia critica, attestandosi al 42%. “Per quanto riguarda le terapie intensive, si è arrivati a un tasso di occupazione del 36%. Per questo, il Dirmei ha chiesto alle Aziende sanitarie di incrementare di almeno il 20% i posti letto di terapia intensiva dedicati ai pazienti Covid”, ha spiegato Emilpaolo Manno, coordinatore dell’area sanitaria dell’Unità di Crisi.

“La necessità di allentare la pressione sulla rete ospedaliera costringe il Dirmei a prendere nuovi provvedimenti, nella corretta applicazione del piano pandemico. Non vuol dire che siamo in affanno, visto che abbiamo ancora ampi margini di manovra sulla riorganizzazione delle nostre strutture in caso di peggioramento della situazione, ma occorre agire in considerazione dell’evolversi dell’epidemia. Quanto alle prestazioni ordinarie procrastinate, queste verranno riprogrammate appena possibile e in ogni caso le urgenze, le patologie oncologiche e i percorsi nascita saranno tutelati come sempre. Inoltre, abbiamo raccomandato alle aziende che si cerchi il più possibile di sviluppare la gestione dei pazienti Covid a domicilio”, ha aggiunto Manno.