Primo esodo: Tirreno e Adriatico, non si passa

La beffa, un anno dopo. Due cantieri bloccano le principali direttrici tra Nord e Sud. Sull’intera rete lavori in media ogni 18 chilometri

Coda in autostrada (foto Sgattoni)

Coda in autostrada (foto Sgattoni)

Puntuale, inesorabile, ingiustificabile. Diavolo di un cantiere: ore e ore di code e nervi a pezzi sulle strisce roventi di cemento e asfalto, quanto basta per farci maledire i primi giorni delle strameritate vacanze. Una beffa dopo il lungo anno del lockdown. Invece, eccola qui la mappa dei disagi, slalom fra strade chiuse e restringimenti di carreggiate, tunnel dove si procede a passo di lumaca, lunghe deviazioni per viottoli di campagna. Italia bloccata nelle due dorsali, Adriatica e Tirrenica, nel primo weekend di luglio.

Il risultato è un cantiere ogni 18 chilometri, un’ottantina se si percorre lo 'Stivale' da Nord a Sud, con l’esodo estivo che si trasforma in una sorta di via crucis. Tanto che Altroconsumo, l’associazione che si è presa la briga di viaggiare sui 1.500 chilometri di autostrada per tre giorni e verificarne la situazione sul campo, ha in mente di lanciare una class action nazionale per chiedere ad Autostrade giustizia e almeno una parte dei pedaggi pagati dagli automobilisti negli ultimi dieci anni, più o meno 220 euro a testa.

Viaggiare per credere. Sull’Ancona Pescara, 160 chilometri, 19 cantieri impongono la circolazione a una corsia. E non vanno meglio le cose fra Milano e Bologna, dove le zone contrassegnate dai lavori in corso sono 11, una ogni 18 chilometri.

Peggio sulla Spezia-Genova, 14 cantieri su solo 90 chilometri. Qui la velocità massima non supera i 60 chilometri all’ora. E la media potrebbe ulteriormente calare nel fine settimana, quando al tradizionale traffico del weekend si aggiungerà anche l’esercito degli italiani in viaggio per la prima ondata delle ferie estive. E non c’è partenza più o meno intelligente che tenga: bisognerà armarsi di pazienza, aria condizionata e bibite rassegnandosi a lunghe ore di coda. Forse, con una programmazione diversa, si sarebbe pure potuto evitare la chiusura della stazione di Firenze Impruneta in uscita da Roma e in ingresso in direzione Bologna. Così come sarebbe stato opportuno accelerare i lavori per risanare un altro punto critico del nodo fiorentino, quello della frana fra Ginestra e Lastra a Signa, con interventi che vanno avanti da gennaio.

I problemi non mancano neanche sul versante adriatico, con pesanti riduzioni del traffico fra Fermo e San Benedetto del Tronto, Val Vibrata e Roseto, Atri Pineto e Pescara Nord. Giorni di inferno anche sul nodo fiorentino dell’autostrada del Sole, per i controlli strutturali nelle gallerie di Pozzolatico, Brancolano, Lastrone e Melarancio. Controlli sacrosanti, per carità, quando è in gioco la sicurezza dei cittadini.

Ma la domanda è un’altra: i lavori non si potevano fare in un periodo dell’anno diverso? Magari approfittando della lunga pausa del lockdown? Le risposte sono diverse. Così come le responsabilità. A monte, ovviamente, c’è un problema di programmazione. L’anno scorso, con la riforma Toninelli, è stata istituita l’Agenzia Nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture autostradali. Ma fra un cambio di ministro e l’altro, l’iter della nuova struttura è stato rallentato. C’è poi, sullo sfondo, il passaggio di consegne di Autostrade dai Benetton a Cdp: una rivoluzione che ha sicuramente influito sulla gestione dei lavori. Infine, gli immancabili problemi legati alla mancanza di fondi o all’arrivo in ritardo dei finanziamenti pubblici. Quanto basta per alimentare il fenomeno dei "cantieri fantasma", lunghe strisce di cemento chiuse agli automobilisti e senza operai.